La fattucchiera di Barcellona

Enriqueta Martí Ripollés nacque in un quartiere popolare di Barcellona nel 1868. Era tutt’altro che di nobili natali: figlia di un alcolizzato e di una donna che per sostenere la famiglia faceva le pulizie nelle case delle famiglie facoltose della città.
La povertà della famiglia ben presto segna la sorte della fanciulla che dopo aver lavorato come domestica e nutrice a 16 anni si avvia ad esercitare la prostituzione nel quartiere del porto di Santa Madrona. A vent’anni conosce e sposa Juan Pujalò, un pittore di nature morte che rimangono spesso invendute o acquistate per somme modeste. Enriqueta cerca allora di sfuggire alla miseria ricorrendo nuovamente alla vendita del suo corpo per strada. Il marito ovviamente si oppone e infine la lascia.
Una storia triste dunque, ma una delle tante che si potrebbe raccontare di gente povera costretta a lottare ogni giorno per un tozzo di pane. Questa donna però nasconde un terribile segreto.
Nel Raval, quartiere scuro, sporco, pericoloso e malfamato a pochi metri dalle Ramblas, iniziarono a sparire bambini. Per un bel po’ di tempo, nessuno l’ha notato, perchè i primi piccoli a sparire erano figli di prostitute. Bimbi che, anche prima di sparire, si vedevano poco in giro, perchè le prostitute non ci tenevano a mostrare pubblicamente la loro prole.

Il 10 febbraio 1912, in un attimo di distrazione della madre, scompare una bambina di 5 anni: Teresita Guitart Congost. La sparizione si aggiunge a quelle di altri bambini non più ritrovati avvenute negli ultimi tempi a Barcellona dove l’opinione pubblica spagnola insorge accusando le istituzioni di non tutelare abbastanza i cittadini.
Il 17 febbraio dello stesso anno una donna, Claudia Elías, vede una bambina sconosciuta che occhieggia da una finestra di una casa situata di fronte alla sua. La bambina le pare subito malconcia e molto spaventata, tanto da allarmarla. L’isteria collettiva e la paura suscitate dai molti rapimenti spinge la donna a credere che si tratti di una bimba scomparsa in cerca di aiuto e così assieme al marito informano la polizia sulla strana donna che di recente è venuta ad abitare di fronte a loro e di quella bambina mai vista prima nel quartiere.
Questa volta la polizia interviene e scopre che la donna della porta accanto è Enriqueta Martí che negli ultimi tempi all’attività di prostituta ha aggiunto quella di fattucchiera che fabbrica e vende con profitto pozioni miracolose in grado di guarire ogni male. L’agente Ribot con due poliziotti procedono quindi ad una perquisizione e trovano nella casa due bambine.
Enriqueta prova a giustificare la loro presenza in casa affermando che una è sua figlia Angelita e l’altra, con la testa rasata, è una bambina da lei trovata abbandonata per strada alla quale ha dato rifugio. Interrogata dagli agenti la bambina dice che in quella casa le hanno detto di chiamarsi Felicidad; in realtà è Teresita, la bimba scomparsa il 10 febbraio, che viene così restituita alla famiglia.
Dai successivi interrogatori e perquisizioni della casa di Enriqueta emerge alla fine tutta la verità. La due bambine in particolare raccontano che assieme a loro c’era anche un bambino, Pepito, che era stato rinchiuso in una stanza dove era stato loro proibito di entrare. Le due bambine, approfittando dell’assenza della donna, erano invece andate a trovare il loro compagno in castigo ma nella stanza vuota c’era solo tanto sangue e un nauseabondo odore. Quando Enriqueta era tornata si era accorta che le due bambine le avevano disobbedito e per impaurirle quella sera le aveva costrette a mangiare un brodo dove galleggiavo due piccoli piedi lessi. Quando la polizia compie ulteriori sopralluoghi nella casa trova una quantità di prove che confermano il terribile racconto delle bambine:

« …ossa di bambini e ciocche di capelli meticolosamente conservati, contenitori colmi di sangue coagulato e di grasso. »

Agghiacciante fu la scoperta di come Enriqueta usasse le parti umane per produrre delle creme che alcuni dicevano essere miracolose. I bambini che teneva chiusi in casa e che faceva prostituire, dopo un certo periodo venivano uccisi e con il loro sangue, il grasso, i capelli e gli ossi (che trasformava in polvere) creava prodotti di medicina alternativa che vendeva a prezzi stellari ai ricchi della città.
Arrestata già nel 1909 per gestione di un bordello minorile (con bambini dai 3 ai 14 anni), non subì mai alcun giudizio per questo reato, anche per le sue connessioni con i personaggi dell’alta società.
Chi aveva il potere a Barcellona frequentava Enriqueta perchè ella gli offriva sia i servizi di prostituzione con bambini, ma anche perchè gli vendeva creme, unguenti, pomate, pozioni e filtri che promettevano cure portentose contro la tubercolosi e altre malattie, o garantivano l’immortalità.
Questa volta però un giornalista che si trovò nel quartiere proprio nel giorno in cui Enriqueta fu arresta, si intrufolò di nascosto nella casa e fece lo scoop del secolo: fece finire su tutti i giornali questa vicenda grazie ad una lunga lista di nomi di facoltosi clienti della donna, annotati diligentemente in un registro, che egli trafugò e portò al suo giornale. Si fece così la scoperta di personaggi influenti che compravano le pozioni e anche le prestazioni sessuali fornite dai bambini, oltre alle loro perversioni che loro stessi domandavano alla donna in cambio di una maggiorazione del prezzo.

Enriqueta venne processata e condannata a morte ma, prima che la condanna venisse eseguita, venne trovata morta nella sua cella. Indiscrezioni riferirono che a fare compagnia alla donna in quel ramo del carcere c’erano alcune prostitute che non avevano mai visto tornare a casa i loro figli scomparsi…

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere