La misteriosa morte dei nove escursionisti sovieticiLa morte di nove giovani escursionisti sovietici che a distanza di oltre 50 anni resta ancora un mistero

Nel Febbraio del 1959, nove giovani escursionisti partirono per una spedizione nella parte settentrionale dei Monti Urali. Erano guidati da Igor Dyatlov, uno scalatore molto esperto.

Purtroppo, nessuno del gruppo riuscì a tornare a casa.

Dopo poco, vennero trovati i primi cinque cadaveri, gli altri quattro vennero trovati a distanza di mesi, i soccorritori scoprirono che le tende erano state strappate dall’interno. Tutti morirono a causa delle gravi ferite che avevano riportato, come se fossero stati soggetti ad un forza veramente intensa, sebbene non c’erano segni di lotta. Nelle vicinanza non vennero rinvenute impronte di animali o di altri esseri umani.

Quasi tutti vennero trovati senza vestiti, ad una donna era, addirittura, sparita la lingua. I corpi avevano uno strano colore arancione, e alcuni mostravano una contaminazione radioattiva.

Le strane circostanze dell’incidente hanno affascinato gli esperti per decenni.

Le indagini da parte delle autorità sovietiche, vennero chiuse molto in fretta. Con il passare degli anni, molte teorie offrirono una spiegazione riguardo l’incidente. Tra queste teorie c’erano: valanghe, meteoriti, yeti, un attacco da parte della popolazione indigena, alieni o la morte per mano per mano dei militari sovietici. Quest’ultima forse nel tentativo di testare una nuova arma, o come punizione per aver assistito ad un qualcosa di top-secret. Alcuni affermano che le tracce radioattive, rinvenute in diversi cadaveri, possono essere la prova del test di un’arma segreta.

Ma c’è anche un’altra spiegazione, una più in linea con la scienza convenzionale rispetto agli yeti o gli alieni: gli infrasuoni.

FONTE: http://mentalfloss.com