LA SECONDA VISTA DEI BAMBINI

La seconda vista dei bambini

Fin dalla nostra nascita veniamo “bombardati” di regole da seguire e da definizioni: non parliamo quindi di “verità assolute”, ma di scelte comuni per fare in modo che la società ragioni e agisca secondo la stessa linea di pensiero.
Ci viene detto che:
– la Terra è rotonda: assolutamente no! Non si avvicina nemmeno alla forma di sfera;
– le fragole sono rosse: è se io decidessi che il loro colore sia nero? o che si chiami fer458?
– gli animali provano sentimenti quindi ucciderli è una crudeltà; le piante, invece, non potendo esprimersi, non soffrono e possiamo disboscare interi ettari con la coscienza pulita… No! Le piante soffrono eccome!
– l’acqua che beviamo è incolore, inodore e insapore: provate a bere un bicchiere dal rubinetto e poi fatemi sapere…
– l’essere umano è la forma di vita più evoluta sulla Terra: sbagliatissimo, l’uomo è solo quello che si è adattato maggiormente, ma ci sono specie con capacità migliori e che si sono adattate maggiormente alla vita su questo pianeta di noi e che sopravviveranno a lungo alla nostra scomparsa.
Potrei andare avanti all’infinito, ma ciò che mi preme far capire è che gli insegnamenti che ci vengono imposti sin dalla tenera età ci plasmano la mente e la irrigidiscono all’interno di preconcetti che non sempre sono verità assolute. Non a caso i grandi scienziati hanno saputo giungere alle loro scoperte solo estraniandosi dal pensiero comune e “ragionando” a volte contro corrente.
C’è un momento in cui diventiamo ottusi e parte di una società prevenuta e standardizzata? Un momento preciso no, ma forse prima della pubertà non siamo ancora soggetti alle regole restrittive che ci costringono ad adattarci alla società del nostro tempo. I bambini, quindi, hanno una visione di insieme di ciò che è loro attorno molto diversa di noi adulti e forse sono in grado di vedere e percepire cose che noi stessi rifiutiamo a priori nella nostra testa.
Io di certo non sono un psicologo o uno psichiatra, perciò forse è meglio che faccia riferimento a qualcuno di qualificato.
Arthur Guirham è uno psichiatra inglese con 40 anni di pratica professionale, ha lavorato a Londra come consulente di un Centro psico-pedagogico e ha scritto numerosi libri che sono molto famosi tra i colleghi e studiosi.
Guirdham è uno psichiatra decisamente eterodosso e sostiene che il diavolo e le forze del male possono essere veramente all’origine delle nevrosi, ma soprattutto sostiene che i bambini possiedono il discutibile privilegio di vedere quelle forze in azione e che possono restarne traumatizzati per tutta la vita. In genere i bambini non osano raccontare tali esperienze agli adulti, anche perché sanno che non verrebbero creduti: per questo motivo spesso se le portano dentro per sempre, senza poterle condividere con nessuno.
Secondo lui le visioni più traumatizzanti appaiono ai bambini di notte, perché la notte è origine del caratteristico disturbo del “pavor nocturnus”, che però la psichiatria moderna tende a definire come fantasie, incubi, visione di film o ascolto di fiabe che hanno turbato l’immaginazione del bambino. Nessuno è disposto a prendere quelle paure sul serio, ma lui è dell’opinione che per i bambini sia una esperienza tanto reale quanto mangiare o giocare.
Lo stesso Guirdham si dice più aperto a tale teoria per alcune esperienze avute da piccolo ed in particolare una che ricorda ancora oggi:
<< Credo di aver avuto 6 o 7 anni. Ero nel mio letto e all’improvviso mi sentii attratto e terrorizzato allo stesso tempo da una “presenza” nel salone. Mi alzai dal letto, guidato più dalla curiosità che dalla paura di quell’orrore invisibile, ed aprii la porta della mia camera. Quello che vidi è indimenticabile: la sua testa era più piccola di quella di un umano, ma le proporzioni erano le stesse; era ricoperta da peli bluastri e sprigionava una luce blu. Mostrava un sorriso diabolico ed ammaliante allo stesso tempo. Il suo corpo era come quello di un uomo, solo più sottile e di altezza più modesta. “Egli” non aveva piedi umani: le gambe si assottigliavano verso il basso fino a terminare in una specie di sottili moncherini. Quella fu un’esperienza che mi segnò nell’intimo e che probabilmente ha formato parte del mio carattere e delle mie paure. Con il tempo quell’esperienza è stata nascosta dalla razionalità, ma oggi, dopo moltissimi anni, riscontro come molti bambini abbiano terrori notturni simili a quelli che ebbi io.
Alcuni definiscono il pavor nocturnus un’allucinazione infantile, cioè una percezione di ciò che di fatto non esiste. Tale definizione è priva di senso: un bambino vede ciò che vede, o meglio, un bambino vede qualcosa che la maggioranza non vede. Se volessimo proprio parlare di “soggetto allucinato” ci ridurremmo a dover constatare che chiunque di noi è allucinato: una sedia vista da Van Gogh è talmente differente da come la vedo io che potrebbe essere benissimo un oggetto diverso. E in effetti il grande artista vedeva quello che gli altri non vedono e la sua visione può essere considerata allucinatoria.
In conclusione, ciò che il bambino vede nel suo terrore notturno è reale: quei volti, quelle forme e quei mostri che gli fanno visita di notte nella maggior parte dei casi non hanno nulla di simile a qualcosa che abbia già visto, ma sono cose che sono pervenute a noi attraverso eoni di tempo e che sono indipendenti dalla cosiddetta capacità immaginativa del bambino. Questi terrori notturni sono i primi contatti che ha il bambino sul piano psichico (parapsicologico). Il bambino li percepisce perché è più ricettivo dell’adulto se si parla di esperienze occulte. Ciò è dovuto al fatto che nei primi anni di vita la psiche e la personalità sono meno strettamente legate l’una con l’altra che in età più tarda. La psiche è più libera di agire perchè non è ancora resa insensibile dallo sviluppo rigido della corazza della personalità. Queste allucinazioni sopraggiungono, poi, di notte, perché sul punto di cadere nel sonno il contatto tra psiche e personalità è ulteriormente allentato>>
Un altro esempio di quella che potremmo chiamare “seconda vista” dei bambini sono i “‘compagni di giochi immaginari” che riempiono la solitudine di certi bambini, specialmente figli unici o costretti a vivere in ambienti un po’ isolati. La scienza accademica dice che sono creazioni della fantasia per colmare il vuoto affettivo e movimentare le giornate noiose di individui particolarmente introversi e insicuri. Ma siamo sicuri che ciò che gli adulti non vedono sia solo fantasia o un menzogna dei bambini?
Forse vi è un’altra spiegazione che dovremmo prendere seriamente in considerazione: i bambini conservano fino a una certa età (più o meno fino a quando iniziano la scuola) la facoltà di una seconda vista che consente loro (non a tutti e solo in particolarissime circostanze) di gettare uno sguardo fugace al di là di quel muro invisibile che la società costruisce attorno alla nostra mente. Se avessimo le capacità dei bambini anche in età adulta potremmo (forse) comprendere meglio tanti fatti inspiegabili della realtà sensibile che non siamo in grado di spiegare attraverso la sola scienza strumentale e calcolatrice.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere