esperimento-del-piccolo-albertL’esperimento del piccolo Albert

Come ho più volte scritto nei miei articoli, pur non essendo uno psicologo credo che la mente umana nasconda i più grandi misteri dell’uomo. Al pari della medicina anche la psicologia a volte ha operato in maniera discutibile e crudele con “cavie” speranzose in una cura per i loro problemi, quando in realtà tutto si cercava tranne la cura.
Questo esperimento è passato alla storia non per avere inflitto danni fisici al paziente ( come capitava quasi sempre), ma quelli psicologici, soprattutto perchè il paziente fu un bambino di soli 9 mesi e per di più malato.
Chi ha studiato o si è interessato un po’ di psicologia ricorderà sicuramente il nome di Ivan Pavlov, ma se così non fosse non importa: Pavlov fu un famosissimo psicologi che studiò il riflesso condizionato nelle persone e ispirò moltissimi altri psicologi nei loro studi. uno di questi fu John Broadus Watson che è considerato da molti il padre del della psicologia comportamentale.
Nel 1920 lo psicologo statunitense, supportato dalla sua collaboratrice e moglie Rosalie Rayner analizzò il comportamento di un bimbo di 9 mesi, che venne chiamato Albert, e sperimentò su di lui se fosse possibile condizionarlo a tal punto da fargli provare paura in determinate situazioni.
Come scrisse lo stesso Watson nel 1990, l’esperimento era mirato rispondere ai seguenti quesiti:

1. Si può condizionare un bambino affinchè provi paura per un animale quando gli viene mostrato insieme ad un suono molto forte?
2. Questa paura si trasferirà anche ad altri animali o oggetti inanimati?
3. Quanto durerà la paura?

Watson condusse selezionò Albert in un ospedale infantile tra decine di possibili soggetti. Ciò che spinse lo psicologo a sceglierlo per i suoi studi fu che il bambino era affetto da idrocefalia grave, con poche possibilità di sopravvivenza a lungo termine ( quindi anche se i test lo avessero condizionato gravemente le prove presto sarebbero andate perse).
Il bambino fu sottoposto a vari stimoli, come la vista di un topolino bianco, un coniglio, un cane, una scimmietta, maschere con e senza capelli, cotone, lana e giornali a cui avevano dato fuoco. Il bambino non era spaventato da nessuno di questi elementi. Successivamente gli venne mostrato il topolino bianco, ma questa volta provocando un forte rumore alle spalle del bimbo (battendo con un martello su un pezzo di ferro) ogni volta che il bambino toccava l’animale.
Watson ripetè questo iter per varie volte al giorno per circa tre settimane. Poi mostrò di nuovo ad Albert il topolino, questa volta senza nessun rumore: il piccolo si mostrò subito nervoso alla sola vista dell’animale, piangendo e cercando di gattonare via. Era la dimostrazione che il bimbo stava associando il rumore che l’aveva spaventato al topolino e quindi quel topolino gli causava una paura indotta .
L’esperimento durò circa tre mesi, ma oggi non avrebbe molto credito date le sue mancanze, in primis quella di essere stato condotto su un solo soggetto e per di più affetto da una grave patologia. Oltre a questo Watson fu molto criticato per aver cercato una prova in favore alle sue tesi utilizzando un infante come “cavia”.
Quando il piccolo Albert iniziò ad accusare disturbi del sonno, instabilità alla vista del colore bianco e brusche reazioni ai rumori i genitori lo portarono via dall’istituto, nonostante l’aspra opposizione di Watson e della moglie, che avevano in mente di tentare un secondo esperimento per far regredire le paure scatenate nel bimbo.
Sfortunatamente, il piccolo Albert (il cui vero nome si scoprì essere, in seguito, Douglas Merritte) morì nel 1925 all’età di appena 6 anni, proprio a causa della sua idrocefalia. I due psicologi cercarono di riprendere “in cura” il bambino più volte facendo pressione sulla famiglia, ma non riuscirono mai a “curare” la paura di Albert, che fino alla morte venne colto da frequenti incubi.
Per tutti i rimanenti 5 anni della sua sfortunata vita il bimbo dovette convivere con il terrore di oggetti bianchi e pelosi. Inutile dire che i coniugi Watson furono fortemente criticati: grazie a questo esperimento e ad altri simili si è giunti ad una legislazione che impedisce questo tipo di studi. Per fortuna…

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere