villaggio-dei-vampiriMedwegya: Il villaggio dei vampiri

Il vampiro è indubbiamente una delle figure mitologiche più conosciute al mondo. Si crede che il vampiro abbia avuto origine nel X secolo nei Balcani, quando si parlava di una creatura chiamata ” obyrbi”, un defunto rianimato che attaccava la gente assorbendone il sangue.
In realtà bisognerà attendere fino alla seconda metà del 1600 per la diffusione della credenza nei vampiri nel resto dell’Europa e ciò fu dovuto principalmente alle numerose epidemie di peste che mieterono milioni di vittime ovunque. Al tempo non era insolito seppellire prematuramente i malati e che alcuni cadaveri riesumati mostrassero il viso contratto in smorfie di dolore o che addirittura i malti si destassero smuovendo la terra attorno a se. Le casse da morto spesso presentavano graffi all’interno, nei vani tentativi di apertura dall’interno.
E’ in quel periodo che nacquero i primi racconti sui morti viventi che di notte uscivano dalle bare e vagavano in cerca del sangue dei vivi. Tali credenze si diffusero soprattutto in Moravia, Prussia, Ungheria, Valacchia e altri territori limitrofi e culminarono nel 1725 con la clonazione del termine serbo“vampir” in un documento parrocchiale della cittadina di Barn, in Moravia.
Tra tutti i luoghi ritenuti infestati dai vampiri uno dei principali fu Medwegya, un villaggio della Serbia sconvolto da due diverse epidemie di vampirismo. Le vicende ed il rapporto a riguardo vennero accuratamente analizzati a Vienna, che etichettò Medwegya come la città covo dei vampiri.
Il cosiddetto “Rapporto Flückinger”, pubblicato col titolo Visum et Repertum, in Inghilterra e in Francia, portò alla luce due casi di possibili vampiri nel 1726 e nel 1731.
Il primo fu quello di un soldato di nome Arnold Paole che morì a causa di una brutta caduta da un carro di fieno. L’uomo venne sepolto, ma la gente affermò che tornò tra i vivi tre notti dopo e fece visita a 4 persone facendole morire dissanguate. Dalla riesumazione si scoprì che effettivamente sul suo cadavere erano presenti quelli che venivano considerati i classici segni distintivi dei vampiri: carni intatte, guance rosse, unghie lunghe e sangue fresco negli occhi. Si decise quindi di porre fine al “mostro” con il famoso rimedio del paletto di frassino nel cuore. Paole fu poi arso su una pira e le sue ceneri sperse in un camposanto.
Il secondo caso fu nel 1731, quando l’intero villaggio chiese l’intervento delle autorità per una serie di morti improvvise che presentavano tutte perdite copiose di sangue dalla bocca e dagli occhi. Il ricordo di ciò che era avvenuto 5 anni prima convinse il governatore della Serbia a prendere la vicenda molto sul serio e ad inviare sul posto una commissione per indagare a fondo.
Sul luogo giunsero due meidici, Johann Flückinger e Johann Hans Siegel, e un ufficiale del governo di Vienna, Johann Friedrich Baumgarten. Flückinger stese un rapporto dettagliato delle operazioni eseguite nel villaggio e scrisse che vennero riesumati i cadaveri di 12 persone sospettate di essere dei vampiri.
Furono scoperchiate le bare di:
– un servo del caporale locale (decomposto),
– di una donna morta di parto (intatto),
– di un infante (intatto),
– di un giovane contadino delle campagne circostanti (intatto),
– di un 17enne di nome Joachim (intatto),
– di una ragazza poco più che maggiorenne di nome Ruschi (intatto),
– di una bimba di 10 anni (intatto),
– della moglie del capitano locale (decomposto),
– della moglie del saggio locale (decomposto),
– di un soldato locale Stanche (intatto),
– di un altro soldato di nome Milloe (intatto)
– di quella che venne considerata la vittima di Milloe, ovvero una ragazza vergine di nome Stanoicka (intatto).
Flückinger scrisse di non aver mai accertato che alcun cadavere si fosse ridestato dalla tomba per camminare tra i vivi ed ipotizzò che i morti trovati intatti lo fossero per aver contratto una malattia misteriosa che ne impediva il deterioramento. Al contrario gli abitanti di Medwegya credevano che quelli esumati fossero dei veri vampiri, divenuti tali dopo aver mangiato carne di bovini infettati dal morso di Arnold Paole, il “vampiro” giustiziato nel 1726.
Flückinger però ammise di essere rimasto impressionato dal fatto che, pur essendo stati sepolti nello stesso cimitero e nella stessa zona, alcune persone morte negli stessi giorni si siano decomposte, mentre altre si siano conservate perfettamente intatte.
Il rapporto non fece luce sulle due “epidemie vampiresche” e da allora la superstizione in Serbia divenne ancora più serrata riguardo i vampiri e la città di Medwegya, ritenuta il loro covo.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere