Anastasia e Anna: il mistero dei Romanov

Amavate la storia quando andavano a scuola? A mio parere era la materia più noiosa di tutte e il solo fatto di dover studiare a memoria date ed avvenimenti me la faceva odiare. Forse molti disprezzano la materia a causa di un metodo di insegnamento sbagliato perché ho scoperto negli anni a seguire che la storia è piena di eventi incredibili, ricchi di mistero, epiche battaglie, cospirazioni e sotterfugi.
Uno dei misteri più famosi è quello della principessa Anastasia di Russia, figlia dello zar Nicola II e la zarina Alexandra Fedorovna, che sarebbe sopravvissuta al massacro della sua famiglia ad opera dei rivoluzionari leninisti.
Anastasia Nicolaievna Romanova nacque a Peterhof (20 km a ovest di San Pietroburgo) il 18 giugno 1901, quarta dei 5 figli dei reali: lo zar voleva a tutti i costi un erede maschio, ma con lei aveva avuto solo 4 figlie femmine; forse per questo Anastasia non venne particolarmente festeggiata o lodata dai genitori, anche perché 3 anni dopo finalmente nacque lo zarevich Alessio, orgoglio di Nicola II.
Anastasia, più che principessa, dovrebbe essere chiamata “granduchessa” Anastasia di Russia, ma l’appellativo nel suo caso è del tutto superfluo perché non potè godere di nessuna carica perché quando aveva solo 17 anni l’intera famiglia reale fu sterminata… forse.
Scrivo forse perché i corpi di Anastasia e di Alessio non vennero mai trovati e sono in molti a pensare che invece di quel terribile 17 luglio 1918 in realtà Anastasia sia morta molti anni dopo.
Ad ogni modo il 17 luglio 1918 segna una tappa storica nella storia russa: quel giorno si passò dalla monarchia zarista al governo bolscevico e per far ciò l’intera famiglia reale venne giustiziata nella residenza di Ekaterinburg.
Ok, vediamo che è successo: vi riporto le cronache del tempo documentate.
La sera del 16 luglio 1918 ad Ekaterinburg i Romanov cenarono tranquillamente e ne loro ne la servitù sospettò fino alla fine che era già in atto l’attentato nei loro confronti: il comandante Jurovskij si premurò di avvertire tutte le guardie di mantenere le loro posizioni “qualunque cosa avessero sentito durante la notte”, pena l’esecuzione immediata per tradimento.
A mezzanotte in punto lo stesso comandante andò a svegliare Nicola II, Alexandra , i figli (Olga, Tatiana, Maria, Anastasia e Alessio), il medico personale dello zar e la servitù e ordinò loro di vestirsi e seguirlo perché era in corso un tentativo di irruzione a palazzo. Un totale di 11 persone si ritrovarono nel corridoio e, probabilmente senza sospettare nulla, seguirono Jurovskij nel seminterrato.
Lo zar chiese il motivo per cui non venivano trasferiti in una residenza più sicura, ma quando entrarono nella camera fu tutto chiaro: 7 soldati lettoni erano fermi contro una parete con le pistole cariche, anche loro agli ordini di Jurovskij.
Il comandante ordinò alla famiglia di disporsi in fila contro il muro e spiegò il motivo di tale presa di posizione: poiché i Romanov (i parenti dello zar) continuavano ad avanzare verso la Russia Sovietica, il comitato esecutivo degli Urali aveva deciso di fucilarli. La famiglia reale ebbe pochi istanti per rendersene conto, poi iniziarono gli spari.
Nicola fu ucciso dallo stesso comandante; la zarina Alexandra, il cameriere, il cuoco, la dama di compagnia e il dottor Boklin furono trucidati dai soldati e i figli vennero uccisi a colpi di baionetta. Verso la 3 di notte i cadaveri vennero portati fuori in cortile, caricati su un mezzo e coperti da teli; infine vennero portati ad una trentina di chilometri da Ekaterinburg, in una campagna, dove vennero dati alle fiamme.
La storia dei Romanov sarebbe finita se non fosse per alcuni dettagli. Il primo fu che nei corpetti di Tatiana, Olga e Anastasia vennero trovati nascosti gioielli e diamanti: le tre sorelle avevano nascosto addosso parte delle ricchezze di famiglia e quando Jurovskij se ne accorse erano in mezzo al nulla, lontano da occhi indiscreti e solo un piccolo manipolo di uomini facilmente corrompibili. Le ragazze vennero spogliate e i gioielli consegnati al comandante che minacciò gli uomini di morte qualora avessero tentato di sottrarglieli.
Il secondo è una diretta conseguenza del primo: gli stessi soldati ammisero di aver incontrato difficoltà nell’uccidere le ragazze perché i loro vestiti erano resistenti ai tagli e ciò negli anni a seguire alimentò la convinzione che Anastasia e Alessio fossero scampati alla mattanza proprio grazie a quella difesa improvvisata.
Gli estremisti di sinistra e il Soviet chiesero a Jurovskij le teste dell’imperatore e della famiglia, ma tutto ciò che fu loro mostrato fu un mucchietto di ossa in una buca in mezzo ad un campo. Perfino quei resti destarono sospetti e fino al 1994 in molti estremisti pensarono ad un doppio gioco del comandante e ad una possibile fuga della famiglia reale negli Stati Uniti. Infatti solo nel 1994 fu effettuato il test del DNA sui resti mostrati da Jurovskij e proprio da quei test qualcosa non tornava: fu stabilito che si trattava effettivamente dei corpi dei Romanov, sebbene due corpi (quello di Alessio e di Anastasia) non ci fossero. La conclusione fu che i loro corpi furono totalmente distrutti nella cremazione, ma erano decenni che la gente affermava che in realtà almeno Anastasia si era salvata.
Però io sono andato troppo avanti: per farvi capire il perchè di quelle dicerie devo tornare indietro al 1920.
Il 17 febbraio a Berlino un poliziotto di ronda era nei pressi del ponte sopra la Sprea quando vide una ragazza vestita in modo trasandato che stava per buttarsi nelle gelide acque del fiume. L’ufficiale si mise a correre e riuscì appena in tempo a salvarla. La ragazza era in evidente stato confusionale, non aveva documenti ne denaro. così venne portata in ospedale per le prime cure.
Il giorno dopo, ripresasi dallo shock, iniziò a sostenere di essere la granduchessa Anastasia e di essere riuscita a sfuggire all’eccidio della sua famiglia nel 1918. Raccontò di come le baionette dei soldati l’avevano ferita solo superficialmente, un addirittura spezzandosi nel suo corpetto, di essere scappata grazie ad un soldato mosso a compassione che era stato lasciato di guardia ai cadaveri mentre il comandante cercava il materiale per appiccare il fuoco ai cadaveri; raccontò per filo e per segno tutto ciò che accadde dentro e fuori il palazzo e dettagli della famiglia Romanov che nessuna persona comune poteva conoscere.
Alcuni medici fecero notare la somiglianza della ragazza con le foto di Anastasia Romanov, soprattutto le incredibili coincidenze del neo che avevano entrambe e di un’imperfezione della falange di una mano che mostravano entrambe.
Nei giorni a seguire però gli entusiasmo vennero repressi: i parenti dello zar, dai loro luoghi di esilio, negarono la parentela e persino la sconcertante somiglianza della ragazza con Anastasia. Quando le dichiarazioni della sconosciuta iniziarono ad attirare un po’ troppi curiosi si decise di internarla in un istituto di malati mentali e di mettere tutto a tacere affermando insistentemente che in realtà si trattava dio una ragazza di nome Anna Anderson e che aveva grossi problemi psichiatrici.
Dopo che le acque si calmarono Anna Anderson venne rilasciata e andò a vivere in una baracca nella Foresta Nera, da cui continuò a professare la sua appartenenza alla casata reale dei Romanov. Visse nella Foresta Nera fino al 1968, anno in cui si trasferì negli Stati Uniti e sposò lo storico John Manahan, che le credette ciecamente. Inizò una lunga battaglia legale affinchè venisse ufficialmente riconosciuta la sua identità di Anastasia Romanov, ma in Russia tutti la etichettarono come pazza o truffatrice e nel 1983 venne nuovamente internata in un istituto mentale.
Anna Anderson morì a Charlottesville nel febbraio del 1984 ed il suo corpo fu cremato in fretta e furia.
Nel giugno del 1989 lo storico sovietico Gelij Rjabov affermò di aver ritrovato gli scheletri dei componenti della famiglia imperiale russa in una fossa comune ad una trentina di chilometri da Ekaterinburg: i resti furono riesumati nel 1991 e sottoposti al test del DNA.
In totale c’erano i resti di 9 persone di cui 7 avevano ancora parti dei vestiti nobiliari dei Romanov. . L’esame del DNA dimostrò che 5 dei corpi appartenevano alla dinastia Romanov: vennero identificati coma lo zar Nicola II, la zarina Alessandra e tre delle figlie; i restanti 4 corpi erano quelli della servitù; ne mancavano all’appello 2: Alessio e una delle figlie.
Nel 1994 fu eseguito un altro test del DNA su “presunti” resti di Anna Anderson e il risultato dimostrò che non era imparentata con la famiglia Romanov; venne detto che poteva trattarsi di Franziska Schwanzkowska, una malata di mente di origine polacca scomparsa da un ospedale psichiatrico di Berlino nel 1919; questa ipotesi fece storcere il naso a diversi studiosi poiché Franziska Schwanzkowskaera già in Polonia quando venne ritrovata l’enigmatica Anna Anderson.
Oggi i resti della famiglia Romanov riposano nel cimitero di S. Pietroburgo nella chiesa di Pietro e Paolo, ma nella loro tomba ci sono solo 5 dei 7 che dovrebbero esserci. Che fine abbiano fatto Anastasia e Alessio è ancora materia di discussione in tutto il mondo ed è un mistero destinato a diventare sempre più torbido man mano che il tempo passa.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere