Polong: il famiglio vampiro

La cultura malese ha un folclore pieno di mostri e creature spaventose, ma quasi tutte sembrano incentrate sul miti dei vampiri. Anche questa creatura di cui vi parlo in questo articolo ha qualcosa a che vedere con i vampiri, sebbene il fulcro di tutto sia uno stregone chiamato “bomoh”.
Il “polong”, più che una creatura libera di agire e fare del male, si può definire come un “famiglio”, ovvero una creatura che segue il suo padrone e agisce per difenderlo o per suo ordine. Nella cultura malese, infatti, è uno spirito al servizio di un uomo malvagio che lo sua per scopi personali, il più delle volte per arrecare danni o la morte di altre persone.
Viene ritenuto una creatura che per la maggior parte del tempo resta invisibili, ma che a seconda delle zone in cui c’è questa credenza (gli stati malesi di Sarawak, Pahang, Sabah) può assumere la forma di piccolo essere umanoide dalle lunghe zanne o un essere demoniaco alato simile ai famosi “imp”, o ancora una piccola sfera di fuoco; assumerebbe queste forma quando lascia la bottiglia in cui è contenuto per volare verso le vittime indicate dal suo padrone.
Il polong non è uno spirito infernale o un mostro che si riproduce per suo conto, ma è una creatura malvagia generata dalla magia dell’uomo: la tradizione malese dice che per creare un polong si deve prende del sangue umano di una persona assassinata o deceduta di morte violenta e collocarlo in una bottiglietta di vetro, meglio se bombata (perchè sarà la dimora del polong); il bomoh, lo stregone che lo crea, recita un complicato rito di gesti e magia nera che durano due settimane durante le quali, tra l’altro, la bottiglia viene tenuta al buio e coperta da un drappo nero. Se il procedimento è andato a buon fine lo stregone dopo questo periodo inizierà a sentire rumori e suoni provenienti dalla bottiglia, alcuni simili al pianto di un bambino: così come un neonato anche il bomoh deve sfamare il suo famiglio e per farlo deve incidersi un dito e versare il sangue nella bottiglia per alimentare il polong. Quest’ultima parte è molto importante perché il polong, bevendo il sangue del suo padrone, instaura il legame di fedeltà e di lealtà per poterlo servire in futuro.
Secondo la leggenda, quando il polong è pronto, può essere utilizzato per danneggiare le vittime designate dal proprietario, causando malattie, ferite e arrivando anche ad uccidere. Si dice anche che il polong si accompagni ad un’altra creatura, anch’essa vista come un famiglio degli stregoni: si chiama “pelesit” ed è rappresentata come una cavalletta mostruosa o un essere femminile simile ad un insetto con la coda a forbice. Insieme, i due famigli attaccheranno chiunque la strega o lo stregone indichi loro: Il pelesit taglierà le carni della vittima facendo un foro con la coda tagliente ed il polong striscerà all’interno causando la malattia e follia nella persona.
Una persona afflitta da un polong è riconoscibile perché ha molti lividi inspiegabili sul suo corpo e spesso perderà sangue dalla bocca. Le persone che credono di essere stati attaccati da polong affermano di aver riscontrato sul loro corpo lividi, segni sula pelle, ecchimosi e di percepire al loro interno un qualcosa che sembrava divorarle lentamente.
Quando non utilizzato dal suo padrone, il polong rimarrà all’interno della sua casa-bottiglia e non ascolterà nessuno tranne il suo proprietario. In alcune zone della Malesia si crede che alcuni bomoh sfruttino il loro polong per estorcere denaro alla gente: inviano il loro famiglio a danneggiare la vittima, solitamente molto ricca, e poi si presentano e lei con l’offerta di esorcizzarla e toglierle il male. In alcuni casi però il polong che viene inviato dal suo proprietario rifiuta di lasciare il corpo che ha attaccato e l’unico modo per liberare la vittima è un complicato rito musulmano da un imam.
La credenza nel polong è molto radicata e molti gli imputano gran parte dei loro problemi fisici o delle malattie che contraggono. Per fortuna esiste una protezione contro il polong: si dice che il polong venga fortemente indebolito da un unguento fatto di semi di pepe nero mescolati con olio e uno spicchio d’aglio e sono molto cumini i riti sciamanici nei quali questo unguento viene sparso sul corpo di un malato per liberarsi del polong.
I musulmani inoltre credono che le recitazioni del Corano possano infastidire e tormentare il polong affinchè riveli il nome del suo padrone, ma è anche credenza comune che il polong sia talmente attaccato al suo padrone da citare qualche altra persona per sviare il pawang (lo sciamano).

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere