Il mistero di Rhoda Derry

La storia di Rhoda è un insieme di cose terribili che l’hanno portata alla follia per la maggior parte della vita, alcune di entità sovrannaturale, altre per colpa del mostro “uomo”. Ciò che sappiamo di questa donna lo dobbiamo a Harry M. Hyatt, un ministro della città di Quincy nei primi anni del 1900 che raccolse la sua e moltissime altre vicende nel libro “Folclore della contea di Adams, Illinois”.

Rhoda Derry nacque nella Madison County (Iowa) il 10 ottobre 1834, figlia di Jacob e Rachel Derry, una coppia di contadini tutt’altro che ricca. Visse in una fattoria di Gilmer Township nella contea di Adams, Illinois, e crebbe assieme al altri otto fratelli. All’età di 16 anni si innamorò di un giovane fattore di nome Charles Phenix, che viveva a breve distanza dalla sua casa, ma la madre del ragazzo si oppose fermamente alla loro passione, tanto da proibire al figlio ogni contatto con la ragazza.

Nancy, la madre di Charles, conosceva molto bene ciò che si diceva della famiglia di Rhoda, ed in particolare della nonna paterna Mary che tutti nella zona accusavano di essere una fattucchiera. Nancy un giorno si confrontò con Rhoda e minacciò di farla esiliare assieme alla famiglia se avesse continuato ad importunare il figlio. Molti credono che la follia di Rhoda abbia avuto inizio in seguito a quell’incontro.

Rhoda, in preda alle pene d’amore per il bel Charles, insultò la nonna e più volte in pubblico la trattò malamente, chiamandola strega davanti a tutta la comunità e chiedendo che fosse cacciata; la nonna, d’accordo con i genitori di Rhoda, decise di trasferirsi in Pennsylvania per dar loro la possibilità di continuare a vivere pacificamente, ma si dice che abbia maledetto la nipote lanciando su di lei molti anatemi. Al tempo Rhoda aveva appena 18 anni.

Nelle settimane successive alla partenza della nonna Rhoda iniziò a mostrare chiari segni di squilibrio mentale: iniziò a parlare da sola, a vestirsi con abiti sporchi, ad avere sbalzi d’umore e a diventare aggressiva con chiunque provava ad avvicinarsi. Con il passare del tempo al sua condizione peggiorò e benché passò ad uno stato molto più pacato (a volte catatonico) iniziò ad affermare di sentire delle voci e a vedere quello che lei chiamava “Old Scratch”, che nella cittadina tutti identificarono come il diavolo. Ben presto cominciò anche a dire di avere visioni di Nancy Phenix e che la vedeva bruciare all’inferno: quelle affermazioni scossero la comunità che chiesero alla famiglia Derry di allontanarla e chiuderla in un istituto psichiatrico, pena l’allontanamento di tutti quanti loro.

Rhoda venne mandata al Mental Hospital di Jacksonville; al tempo l’istituto era sovraffollato e in breve tempo la ragazza venne rimandata a casa perché ritenuta “incurabile”. Nuovamente sotto minaccia i genitori la mandarono alla almshouse della contea di Adams (le “almshouse” erano le case per i senzatetto, una specie di lazzaretto) e lì Rhoda scese per davvero nell’inferno.

Fu durante il suo soggiorno presso la casa che Rhoda cominciò a diventare violenta al punto di dover essere legata e immobilizzata. In numerose occasioni sostenne di aver parlato con “Old Scratch” e che fosse un mostro talmente spaventoso da costringerla a cavarsi gli occhi per non vederlo più: in effetti Rhoda si accecò da sola graffiandosi fino a togliergli gli occhi e sprofondare nelle tenebre.

Nonostante quel gesto estremo i suoi comportamenti violenti e instabili non diminuirono affatto e la ragazza arrivò a battere con i pugni sui denti fino a rompersi tutti quelli anteriori.

Il personale della almshouse, convinto che Rhoda fosse un pericolo sia per sé stessa che per gli altri pazienti, decise immobilizzarla e di metterla in una cassa di legno rivestita di tela di canapa, una sorta di gabbia all’interno della quale fu confinata per quasi 40 anni. Con il passare del tempo i suoi muscoli si atrofizzarono e le ossa divennero sempre più deboli a causa della mancanza di esercizio.

Solo grazie ad un articolo pubblicato sul Quincy Daily Journal il 12 febbraio 1892 si venne a sapere degli abusi e delle condizioni orribili in cui erano tenuti quelli che vennero definiti “detenuti” della casa.

Rhoda dovette attendere il 1904 per essere liberata dalla scatola, dove era stata messa nel 1860, e solo grazie ad un dottore che volle prendersela a carico. Si trattava del dottor George A. Zeller, un medico pioniere della psichiatria. L’uomo l’accolse all’Asylum di Bartonville a ovest di Peoria e lì finalmente Rhoda ha avuto per la prima volta un vero letto su cui dormire, cibo due volte al giorno e la possibilità di fare un bagno ogni giorno. Rhoda non riacquistò mai la postura eretta e cominciò a camminare con le mani perché le gambe erano paralizzate.

Sotto la supervisione del dottor Zeller Rhoda ricevette le cure necessarie a raggiungere un po’ di pace psicologica e Zeller divenne l’unica “persona viva” a cui rispondeva. Il dottor Zeller prese a cuore il suo caso e rese pubblica la storia della donna in modo da sollecitare i legislatori statali a far visita a Rhoda e ad assicurare servizi maggiori per i disabili mentali.

Rhoda è morì il 9 ottobre 1906 e nessuno della sua famiglia, da quando fu mandata alla almshouse, si interessò di lei. Per prassi fu sepolta nel campus dell’istituto, che per motivi interni dei defunti metteva solo la matricola. Lei ebbe la tomba numero 217, ancora visitabile oggi.

Cosa afflisse veramente Rhoda? Era vittima della schizofrenia oppure c’era davvero un mostruoso Old Scratch a tormentarla?

Ecco una sua foto fatta scattare da Zeller.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere