Morgan RobertsonTre storie, tre “titani” che vagano sul mare di notte. Tre diverse navi, accomunate da un unico terribile appuntamento con il destino.

Nel 1898, viene pubblicato un romanzo di Morgan Robertson dal titolo Futility, raccontava la vicenda di una grande nave passeggeri, dal nome TITAN, che andava ad urtare un grosso iceberg inabissandosi. Sicuramente, anche a chi non ha letto questo romanzo, la storia non gli è nuova. Infatti, circa 14 anni dopo la pubblicazione del libro, quello che Morgan Robertson, aveva raccontato nel suo romanzo accadde davvero.

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Sto parlando della storia del TITANIC, il grande transatlanticoNel suo viaggio inaugurale, è il 1912, è il più grande oggetto mobile costruito dall’uomo. Tra i suoi passeggeri, ci sono dalla persona più ricca a quella più povera in cerca di fortuna. La nave, procede alla massima velocità attraverso il mare del nord atlantico. È notte, la visuale è scarsa, un icerberg si trova sulla sua rotta; la collisione squarcia mortalmente il TITANIC, che imbarca acqua velocemente e comincia ad inabissarsi. Il numero delle scialuppe è sufficiente solo per metà dei passeggeri. In poche ore si spengono i sogni, le speranze e la vita di 1500 esseri umani.

Le coincidenza tra il romanzo di Morgan Robertson e la storia reale sono sorprendenti. I nomi sono molto simili, TITAN quella di fantasia TITANIC quella reale, entrambe le navi, erano partite dal porto di Southampton, con a bordo molto passeggeri facoltosi. In tutte e due i casi l’impatto con un icerberg, avvenuto nello stesso punto dell’ oceano (circa 400 miglia nautiche da Terranova) risulta fatale. Entrambe le navi potevano trasportare circa 3000 persone, sia nel romanzo che nella realtà, a causa del numero delle scialuppe insufficiente, il numero delle vittime è altissimo.  Uguali anche altri particolari: Il numero delle eliche (3), la lunghezza di 882 piedi, il numero delle scialuppe (20), il mese dell’incidente (Aprile), la velocità dell’impatto (23 nodi),

È possibile che tutto questo sia solo una coincidenza? Cosa può essere accaduto?

Non è assolutamente facile trovare una risposta a queste domande, dal momento che lo stesso Morgan Robertson, a seguito dell’incidente del TITANIC, preferì non fornire nessuna risposta. A Robertson, da quel momento in poi fu attribuito l’appellativo di chiaroveggente, anche se lo scrittore statunitense è sempre stato contrariato all’utilizzo di tale aggettivo riferito alla sua persona.

Ad oggi è davvero difficile poter capire come Morgan Robertson nel suo romanzo Futility riuscì a descrivere in maniera così dettagliata il naufragio del Titanic. Statisticamente, tuttavia, risulta altamente improbabile che si tratti di pura coincidenza. Sono molti a considerare il libro in questione come uno straordinario esempio di premonizione.

E una premonizione entra anche nelle vicende di una terza nave. Si tratta del vaporetto TITANIAN, che nel aprile del 1935, parte dall’Inghilterra navigando in direzione Canada. Il marinaio William Reeves è di vedetta sulla prua, è ossessionato dalla storia del TITANIC avvenuta 23 anni prima: la sua nave sta solcando le stesse acque dove affondo il transatlantico. Poco prima della mezzanotte, l’ora dell’impatto del TITANIC contro l’icerberg, Reeves pensa la data del naufragio – 14 aprile 1912 – che è anche la sua data di nascita. Terrorizzato dalle coincidenze, in un impulso improvviso il marinaio aziona l’allarme e la nave si mette in panne, fermandosi vicinissima a un iceberg celato nel buio della notte. Il TITANIAN, rimane incagliato per nove giorni con la chiglia contro una enorme montagna bianca, immobile ma salvo. Viene salvato da delle navi rompighiaccio che gli aprono una via di scampo attraverso la gelida distesa.