vesna-vulovicVesna Vulovic, l’hostess che sopravvisse ad una caduta da 10.000 metri

Voi credete nel destino? Il destino è un argomento molto discusso dai filosofi e dagli psicologi, specialmente quando viene associato alla morte. Ognuno ha la propria opinione a riguardo, ma nessuno ha alcuna prova che possa sostenerla.
Molti credono che qualunque cosa noi facciamo siamo predisposti fin dalla nascita a percorrere una strada ch ci porterà ad una precisa morte: è come se qualcuno avesse scritto un libro su di noi che nessuno può leggere, se non in rarissimi casi di previsione del il futuro.
Se fosse così potremmo gettarci dall’ultimo piano di un grattacielo e sopravvivere, a meno che non sia scritto che proprio in quel momento dobbiamo morire. Pare che questo sia il caso di Vesna Vulović che nel 1972 cadde da un’altezza di 10.116 m e sopravvisse.
Vesna Vulović il 26 gennaio del 1972 non doveva essere a bordo del DC-92/32 YU-AHT della compagnia aerea jugoslava Jat, ma per un errore di omonimia fu chiamata a prendere servizio proprio su quel volo.
Vesna era una 22enne serba che faceva la hostess per la compagnia slava, ma quel giorno era in sosta a Copenhagen per qualche giorno, fino al suo prossimo volo che sarebbe partito due giorni dopo. Con sole poche ore di anticipo però la compagnia le chiese di fare servizio sulla tratta Copenhagen – Belgrado. Solo dopo ci si accorse che in realtà c’era stato un errore di trascrizione perché il “destino” ha voluto che a Copenhagen quel giorno ci fosse un’altra hostess che faceva di cognome Vulović e che era in servizio pronta a partire.
Per un errore umano, quindi, Vesna partì dall’aeroporto di Copenhagen alle 14.50 e fu assegnata alla parte posteriore della cabina. L’aereo trasportava 6 membri dell’equipaggio e 23 passeggeri.
L’ultima volta che il pilota Ludvig Razdrih parlò con al base fu alle 15.59, quando ricevette il comunicato meteo che lo informava di alcune turbolenze lungo la rotta. Alle 16.01 il DC-92/32 sparì dai radar, proprio mentre era sopra la Repubblica Democratica Tedesca in prossimità della Cecoslovacchia.
Dopo quella comunicazione ciò che accadde all’aereo è un mistero e ancora oggi di fanno moltissime ipotesi. In ogni caso ci fu una tremenda esplosione a bordo che spezzò l’aereo in due tronconi principali che precipitarono al suolo sul pendio di una montagna vicino al villaggio Srbska Kamenice, in terreno cecoslovacco.
Al loro arrivo i soccorritori si trovarono di fronte ad un’ecatombe: i rottami dell’aereo erano spari ovunque, in mezzo a focolai qua e la e resti umani carbonizzati. In mezzo a quell’inferno però c’era una superstite, l’unica donna che non doveva essere su quel volo in quel momento.
Vesna Vulović riuscì miracolosamente a sopravvivere ad una caduta di 10.116 m; venne ritrovata da un uomo che era stato medico durante la Seconda Guerra Mondiale e che riuscì a stabilizzarla durante il primo soccorso. La donna riportò un trauma cranico, tre vertebre rotte, braccia e gambe spezzate e una semiparalisi dalla vita in giù. Fu mantenuta in coma per più di un mese e impiegò mesi per riacquistare una sufficiente mobilità e una vita normale.
Ma come riuscì a sopravvivere? L’uomo che la trovò e la soccorse dichiarò che sopra il corpo della donna c’era il cadavere di un collega e un carrellino di metallo: si pensa che quel peso e quegli ingombri abbiamo permesso una pressione sulle pareti dell’aereo sufficienti e far sì che Vesna rimanesse all’interno e non volasse via; inoltre è probabile che Vesna sia rimasta in una parte dell’aereo che invece di cadere al suolo in verticale, ha planato e quindi attutito la caduta.
Vesna fu inserita tra gli eroi nazionali e nel 1985 Paul McCartney in persona le consegnò il premio del Guinnes dei Primati. Una volta guarita, Vesna chiese più volte di tornare al suo lavoro di hostess di volo, ma la compagnia Jat preferì assegnarle un impiego in un ufficio a terra.
Di quella giornata del 26 gennaio 1972, Vesna non ricorda nulla se non qualche piccolo frammento del momento dell’imbarco. Sul suo corpo ancora oggi porta i segni di quel terribile incidente e purtroppo non ha mai recuperato perfettamente l’uso delle gambe, ma ciò nonostante recentemente si è gettata a capofitto nella politica e spera di poter servire al meglio il suo paese. Oggi vive da sola assieme ai suoi amatissimi gatti e gode di una pensione di circa 3.000 euro.
Era davvero destino che quel giorno non morisse?

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere