Villana e lo specchio indemoniatoVillana e lo specchio indemoniato

La storia che sto per raccontarvi avvenne molto tempo fa in Italia, e più precisamente a Firenze. Siamo nel 1332 e l’intero paese è sotto lo stretto controllo del pontefice: la persecuzione contro gli eretici e le streghe avverranno più di un secolo dopo, ma il culto religioso è comunque rigido e intollerante.
Proprio nel 1332 a Firenze nacque Villana Delle Botti, una ragazza destinata a vivere prima come devota religiosa, poi come lussuriosa e sfrenata. La famiglia Delle Botti era di nobili casati e ciò comportava molti privilegi, ma anche molti doveri sociali.
Il padre, Andrea di Messer Lapo delle Botti, era un ricco mercante di spezie e molti ambivano alla figlia per poter godere di tutte le comodità che comportava il nome.
Villana crebbe come una ragazzina timida, molto bella e profondamente devota alla vita religiosa, tanto che il padre, sperando in un erede maschio, la destinò inizialmente a divenir monaca di clausura. Ma si sa, a quei tempi gli interessi venivano prima di ogni altra cosa, persino delle figlie femmine.
Fu così che Villana vide infranto il suo desiderio di dedicarsi completamente a Dio: il padre conobbe un giovane di famiglia facoltosa, un tale Rosso di Piero di Stefano Benintendi, che gli permise ingenti guadagni procurandogli molti compratori e alla fine lo designò come futuro successore della sua attività.
Villana fu obbligata al matrimonio con l’uomo, anch’esso fiorentino, e la sua vita casta venne completamente stravolta. Rosso la introdusse ad una vita dissipata nel fastoso e frivolo ambiente dei mercanti fiorentini, dove le donne erano per lo più dame di compagnia piuttosto che spose e i vizi della gente agiata sfociavano spesso nel grottesco.
Dopo il matrimonio Villana fu costretta ad orge sfrenate, a banchetti innaffiati da abbondante vino, ad azioni spesso perverse ed immorali. E col tempo la sue devozione dovette cedere il passo alla perversione del marito e dei suoi molti amici: perse ogni pudore e si lasciò trasportare nel turbinio della lussuria, tra feste e adulteri continui.
La sua bellezza fiorì e divenne una delle donne più desiderate di Firenze, tanto che suo marito spesso la sfruttò per ricavarne profitti: si vociferava che per pochi fiorini la danna facesse cose che nemmeno i sogni più perversi riuscivano mostrare.
Desiderata da ogni uomo di Firenze, la giovane e bella Villana scivolò tra i vizi più peccaminosi e il marito, invece di adirarsi a morte per i suoi adulteri continui, trovò più redditizio portarla con sè nei suoi viaggi di lavoro ed offrirla ai più facoltosi clienti.
Una mattina però, mentre si truccava per l’ennesima festa mondana, Villana si guardò allo specchio e non vide più il suo bel volto, bensì quello del demonio. In preda alla paura e alla disperazione fece cadere a terra lo specchio e si precipitò a guardarsi in tutti gli altri specchi della casa, ma ogni specchio le mostrava sempre l’espressione compiaciuta del diavolo.
Capendo che quel messaggio le era stato mandato da Dio per riportarla sulla retta via, si recò allora nella chiesa di Santa Maria Novella, dove si confessò e si propose di espiare i propri peccati.
La sua fede tornò a rafforzare la sua anima e, liberatasi dai gioielli, dalle vesti sontuose e dalle ricchezze di cui aveva goduto fino ad allora, divenne terziaria domenicana e si votò a Maria. Nel suo cammino di redenzione riuscì addirittura a convertire il padre e il marito, rinunciò alla sua vita lussuriosa e si donò solo alla rettitudine e alla bontà.
Condusse una vita di sacrifici, di preghiera e di assistenza ai bisognosi. Sopportò penose prove e pene autoinflitte per poter dimenticare la sua vita sfrenata fino a raggiungere quella pace e serenità interiore a cui aspirava sin dalla giovane età.
Nel 1360, a soli 28 anni, si ammalò di polmonite che lentamente la condusse alla morte il 29 gennaio 1361. Prima di morire, pur essendo agonizzante nel letto, volle indossare il bianco abito domenicano simbolo della sua devozione.
Fu sepolta nella Basilica di Santa Maria Novella e venne poi beatificata da Leone XII il 27 marzo 1824. La sua tomba, commissionata dal nipote, Sebastiano di Iacopo di Rosso Benintendi, fu scolpita da Bernardo Rossellino nel 1451 e si trova tuttora nella navata sinistra della chiesa.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere