Nel settembre del 1983 mi trasferì con il mio ragazzo e cercammo una casa, per poter vivere insieme: ne vedemmo molte e di tanti tipi ma alla fine il mio fidanzato opto per una molto centrale e con un ottimo rapporto qualita/prezzo. A me quella casa non piaceva per niente e non so neanche il perchè, aveva camere grandissime, un bel bagno, consumi compresi nel prezzo, ma non mi piaceva! Feci buon viso a cattivo gioco… La nostra camera da letto era molto bella, arredata con mobili nuovi, mentre la seconda camera da letto era orribile! Aveva vecchi mobili, un odore terrificante e non ostante il radiatore enorme era sempre ghiacciata! Il padrone di casa ci disse che quei mobili li aveva acquistati personalmente la cantante lirica GHENA DIMITROVA, che, quando faceva le tournee a Verona, alloggiava sempre da lui, facendosi vanto delle sue conoscenze altolocate…
Io, chi fosse questa dimitrova non lo sapevo, sapevo però che aveva un pessimo gusto! Chiusi a chiave quella stanza e non la aprii più se non per ospitare qualche amico, molto raramente! In quella casa mi sentivo molto triste, eppure non sola, avevo sempre la sensazione che qualcuno mi osservasse!
Non avevo paura e il mio atteggiamento scettico non mi mise in allarme, d’altra parte ho sempre pensato che per ogni effetto ci fosse una causa…
Dopo pochissimo tempo, tanti pianti, tante liti e “strani accadimenti” decisi di tornare dai miei, che il mio ragazzo venisse o no!
Così, dopo tre mesi tornammo nella mia terra. Arrivò il settembre successivo e non avendo altro lavoro, tornammo a Verona e chiedemmo al vecchio padrone di casa se fosse ancora disponibile l’appartamento, e…lo era! Iniziò l’inferno! Ma io non capivo, non volevo capire, non accettavo spiegazioni che non fossero razionali. Venne a vivere con noi anche il bambino che il mio uomo aveva avuto dal primo matrimonio, un bambino dolcissimo e tranquillo che ci portò ad “aprire” la stanza della dimitrova: smontai il letto matrimoniale nascondendo testata e pediera del letto dietro l’armadio, tolsi una rete, rivestii di carta colorata il vecchio armadio e i comodini, misi tende colorate e tappeti. Malgrado questi “ammodernamenti” la camera continuava ad essere lugubre e GHIACCIATA. Il bambino non voleva giocare nella sua camera e al momento della nanna iniziavano gli incubi e i pianti, si svegliava urlando, parlava di streghe e “tate brutte”. Dormiva quasi sempre nel lettone con noi! Ma neanche io, ormai ero più tranquilla: a parte gli “strani” rumori di cui però non mi ero mai curata, avevo una paura folle e, secondo me, ingiustificata, e continuavo a sentire affianco al mio letto una “presenza” terrificante! Non ne parlavo con nessuno per paura di esser considerata pazza o fifona o credulona, ma la notte dormivo stringendo un crocifisso (io, un’atea convinta!) e non avevo neanche il coraggio di accendere la luce per far sparire quella oscura presenza.
Gli oggetti di uso quotidiano sparivano non ostante facessi attenzione a dove li riponevo, se dovevamo uscire spariva la spazzola per i capelli, se dovevamo far colazione spariva il pentolino del latte, gli spiccioli impilati sul mobile della sala da pranzo cadevano giù come in un domino ma io, ancora, davo la colpa alle scosse di terremoto, al mio disordine o alla solitudine.
Sopra la nostra casa c’era una soffitta, e già l’anno precedente mi ero lamentata che ci fosse qualcuno che soffrisse d’insonnia e passeggiasse per tutta la notte, avanti e indietro, sopra la mia testa,ma quell’anno molto più spesso. Fu un giorno in cui c’era anche uno dei miei fratelli, che lui e il mio uomo andarono su di corsa, per vedere chi fosse, mentre io restavo sulla porta di casa: nessuno di noi era mai salito in soffitta e non immaginavamo che fosse alta un metro o poco più! In soffitta si doveva camminare molto curvi, piegando anche le ginocchia, non ci si poteva passeggiare per ore, ma non solo, non c’era nessuno e nessuno era sceso per le scale nel frattempo, ma i passi si sentivano ancora!
Le cose peggioravano giorno dopo giorno, si sentiva un piano suonare nella camera del bambino ed io che credevo che fosse del padrone di casa che abitava sotto di noi, rimasi a bocca aperta quando la signora mi disse che non avevano alcun piano.
Gli oggetti iniziarono a spostarsi sotto i miei occhi ed io imparai a pensare senza le parole! In questo senso: se mi preparavo per uscire, eliminavo dalla mente ogni immagine che ricordasse questo, non pensavo “ora mi pettino ed esco”, perchè “loro” sentivano i miei pensieri e vedevano le immagini della mia mente. Passavo tantissimo tempo fuori casa, soprattutto nella chiesetta antica che c’era proprio sotto casa mia, lì ero serena e il mio spirito si rilassava. Quando il bambino non c’era si scatenava il finimondo, il portone si spalancava all’improvviso, senza un alito di vento (chi conosce Verona, lo sa), gatti inesistenti miagolavano e raschiavano alla porta per entrare, ma aprendo non vedevi niente, qualcuno ti spostava gli oggetti da sotto il naso, e poi, quelle ventate gelide…Ancora non riuscivo a credere che ci fossero delle “presenze”, “entità”, “fantasmi” o come li si voglia chiamare, semplicemente credevo di essere PAZZA! perchè, si sa, i fantasmi non esistono! Fu quando li sentii parlare affianco a me, e parlavano di noi, che sospettai…meglio tardi che mai… Cercai di uscire di casa, ma il portone che a volte si spalancava da solo, era bloccato. Cercai di aprirlo con tutte le mie forze. Guardai fuori dalla finestra per vedere se potevo saltare da lì, ma oltre ad essere al terzo piano, vi ricordate l’85? quanta neve? no, non era possibile! mi misi a pregare, ma non ricordavo neanche una preghiera, feci un mix di due o tre… Ad un certo punto, la padrona di casa chiamandomi spinse il portone ed entrò per farmi vedere un nuovo maglioncino…ERO LIBERA! lodai il maglione e scappai per strada. Il giorno dopo chiesi ad un vecchio prete, con la tonaca lunga fino ai piedi, se a Verona non usasse la benedizione pasquale,adottai quella scusa perchè mi vergognavo di dirgli che c’era “qualcosa di strano”… Lui venne. Era un marcantonio altissimo e robusto, vestito come ho già detto e con un modo di fare brusco e severo, ti intimidiva anche solo guardarlo! Entrò in casa e iniziò come a fiutare l’aria, non so spiegarlo, ma era come se sentisse un qualche odore nell’aria e lo seguisse col naso, dilatando le narici, poi si voltò verso di noi e in modo poco garbato ci chiese: “ma avete fatto qualcosa, qui?” – ” di che genere?” chiedemmo noi, imbarazzatissimi… “TI G’HA CAPIO! sedute spiritiche o cose simili!” – ” No, assolutamente!” rispondemmo noi, ma anche le avessimo fatte, a quel tono così perentorio, avremmo negato, per il timore che incuteva quel gigante burbero… Benedì la casa, rifiutò l’offerta e ci chiese quando saremmo andati via da Verona; rispondemmo che saremmo partiti a giugno, ma lui disse: “Forse prima, sperem ben”. Non so dirvi se nei giorni successivi le cose siano andate meglio oppure no, ricordo che accadde una cosa meravigliosa: il padrone di casa ci sbattè fuori perchè gli serviva l’appartamento per i suoi cantanti d’opera. Andammo ospiti da mia suocera ancora prima di Pasqua e giorno dopo giorno iniziammo a rifiorire! Tanto amore, tanta voglia di stare insieme, grandi passeggiate all’aria aperta, tanto divertimento come è giusto che sia a vent’anni! E’ vero, avevamo solo 22 anni a testa e tanto spavento…