Albert FishAlbert Fish, il Vampiro di Brooklyn

Come un angelo fermò la mano di Abramo un attimo prima che uccidesse suo figlio, così qualcuno avrebbe dovuto fermare la mia… E se nessun angelo ancora ci ha provato è evidente che le mie azioni sono ben volute dal Signore…

Questa è una delle frasi pronunciate, da Albert Hamilton Fish, meglio noto come “Il Vampiro di Brooklyn”. Un pedofilo, stupratore, assassino e cannibale.

Albert Fish, nacque a Washington nel 1870, quasi tutti i membri della famiglia soffrivano di problemi psichiatrici. Lo zio paterno di Albert soffriva di psicosi religiosa, il fratello era affetto da alcolismo cronico e spesso in casa era molto violento, la sorella soffriva di una sorta di malattia mentale che la isolava dal mondo esterno, la madre soffriva di allucinazione, mentre una zia paterna era instabile e affetta da disturbi persecutori.

Il padre di Albert, mori quando il figlio aveva 7 anni, cosi il bambino fu relegato in un orfanotrofio in attesa di una nuova famiglia. Purtroppo mai nessuno si presentò e Albert non riuscì mai ad adattarsi alla vita dell’orfanotrofio, veniva spesso picchiato e maltrattato e fu proprio in quel periodo che scoprì di provare piacere nel dolore fisico. A volte si comportava in maniera aggressiva solo con lo scopo di essere punito e picchiato.

Quando compì 12 anni, la madre andò in orfanotrofio a riprenderselo e lo portò a casa, ma Albert aveva già sviluppato manie e comportamenti inquietanti: trascorreva spesso le giornate nei bagni pubblici, dove spiava uomini nudi, a volte in quelle giornate molti uomini ne approfittavano e lo violentavano, ma nonostante tutto Alber tornava sempre là, perché per lui il dolore era fonte di piacere.

A 20 anni si trasferì a New York , lì iniziò a fare il gigolò, con clientela quasi tutta maschile, in quel periodo per sua stessa ammissione Fish iniziò a violentare i ragazzi, attività che continuò per il resto della sua vita.

Nel 1898, dopo che il suo nome fini più volte sulle scrivanie del dipartimento di polizia, la madre lo costrinse a sposarsi con una ragazza, per “coprire” in qualche modo i suo “vizi”. Il matrimonio durò 19 anni, e da quell’unione Alber ebbe ben 56 figli. Durante quegli anni Fish continuo a mantenere i suoi “vizi” frequentando bordelli, viaggiando da una parte all’altra degli Stati Uniti e molestando bambini quasi sempre minori di 6 anni.

Le perversioni e la follia di Albert Fish aumentarono di anno in anno. La moglie lo lasciò per scappare con un giovane studente e Albert si ritrovò a crescere da solo i suoi 6 figli, rendendoli partecipi dei suo sporchi vizi. Per citarne alcuni: amava infilarsi aghi nello scroto, incendiare pezzi di cotone e infilarseli nell’ano, farsi sculacciare fino a sanguinare dai suoi figli o andare a letto con le parti intime coperte di ghiaccio.

Nel 1924, all’eta di 54 anni anni, Albert Fish iniziò con gli infanticidi Negli anni fino alla sua cattura sparirono decine di bambini nella periferia di New York, ma accertati e imputai all’uomo furono “solo” 15 omicidi.
La prima vittima fu Francis X. McDonnell, un bambino di 8 anni, ucciso da Fish a Staten Island. Era il 15 luglio 1924: il bambino si trovava al parco insieme ad alcuni amichetti; Albert lo convinse a seguirlo promettendogli un pallone, lo portò in macchina, appena chiuso lo sportello lo prese a bastonate e lo strangolò con le sue bretelle.

Il secondo omicidio accertato avvenne l’ 11 febbraio 1927: Billy Gaffney, 4 anni, stava giocando davanti casa con un amichetto di 3 anni, entrambi vigilati da un 12enne amico di famiglia. Albert Fish si appostò con al sua auto e attese il momento giusto, quando il ragazzo più grande si allontanò.
Billy venne anch’egli convinto a seguire Fish con un trucco e, una volta giunto alla macchina, venne caricato in macchina e portato a diversi chilometri di distanza dove venne violentato, ucciso e seppellito.

La terza vittima fu Grace Budd, 10 anni, una bambina di famiglia molto povera. Suo fratello Edward, 18enne, il 25 maggio 1928 mise un annuncio in cerca di lavoro sul New York World con la motivazione di aver bisogno di soldi per poter crescere la sorellina. Tre giorni dopo Fish si presentò a casa del giovane con la scusa di fargli un colloquio: disse di chiamarsi Frank Howard e propose ad Edward un impiego da 15 dollari a settimana. Il 3 giugno Fish convinse la madre della piccola Grace a farla andare con lui alla festa di compleanno di sua nipote, promettendo che l’avrebbe riaccompagnata a casa alle 21. La famiglia Budd non rivide mai più Grace, ne il fantomatico Frank Howard.

Le indagini sui casi di sparizione di bambini si accalcavano sulle scrivanie della polizia, ma gli indizi non portavano mai a nulla. Si dovette attendere il novembre del 1934 per dare una svolta alle indagini, quando il detective William F. King decise di prendere a cuore tutti quei casi.
Tentò subito la via giusta, piazzando una semplice trappola per l’assassino e facendo pubblicare da un amico giornalista un articolo che il caso di Grace Budd, risalente a sei anni prima, stava per essere risolto dagli investigatori.
Quella mossa furba ebbe l’effetto sperato: Albert Fish, dieci giorni dopo, si fece vivo con famiglia Budd inviando loro una lettera.

Mia cara signora Budd,
Prima che succeda quello che penso, lasci che le racconti una storia.
Nel 1894 io e un mio amico decidemmo di salpare da San Francisco per andare a Hong Kong. In quelle zone della Cina c’è carestia e la fame e la povertà dilagano. Pur di raccimolare qualche soldo si vende qualsiasi cosa e si offre ogni cosa si voglia mangiare, al prezzo da 1 a 3$.
Quando visitammo la parte povera scoprimmo che la gente vendeva perfino i propri pur di riuscire a comprarsi un po’ di cibo. Un ragazzo o una ragazza sotto i 14 anni non erano sicuri in strada. Nei vicoli più interni si poteva andare in un negozio a chiedere della carne speciale, e ne retro ti tagliavano la parte di un corpo di un bambino o una bambina che desideravi.
Io dovetti tornare a New York dalla mia famiglia, ma il mio amico John stette così a lungo che ci prese gusto nel mangiare carne umana. Quando tornò a New York rapì due ragazzi, uno di 7 e l’altro di 11 anni. Li portò nella sua abitazione e li rinchiuse in un ripostiglio e li torturò giorno e notte affinchè la loro carne diventasse buona e tenera.
Ogni parte dei loro corpi fu cucinata e mangiata, eccetto la testa, le ossa e gli intestini. La carne era buona in ogni modo: arrostita, bollita, cotta alla griglia, fritta e stufata. A quel tempo ero il suo vicino di casa e mi aveva parlato del gusto di questa carne, tanto da essere tentato di provarla.
Quella domenica del 1928 venni a casa vostra e vi portai dei doni. Grace mi baciò e fu quella pelle così tenera e delicata che mi fece venire voglia di mangiarla.
Mi venne in mente una festa di compleanno per poter chiedere il suo permesso, e quando me la consegnaste la portai in una mia casa a WestChester. La bambina amava raccogliere dei fiori in giardino, così andai a togliermi i vestiti, per non sporcarli di sangue.
La chiamai in casa e la presi. La spogliai con molta difficoltà perchè continuava a tirarmi calci, mordere e sputare. Ho dovuto soffocarla per ucciderla, poi la tagliai in piccoli pezzi così da poterla cucinare e mangiare. Che dolce che era il suo tenero sedere arrostito. Mi ci sono voluti 9 giorni per mangiare interamente il suo corpo. Non si preoccupi comunque, non l’ho violentata: volevo che morisse vergine.

Fu proprio grazie a quella lettera che Albert Fish venne catturato. La polizia risalì al luogo di spedizione e nel giro di pochissimi giorni trovarono Albert Fish che passeggiava tranquillamente per il quartiere che aveva indicato nella lettera.
Ora verrebbe da chiedersi perchè spedì quella lettera, praticamente condannandosi a morte. Gli psicologi che si occuparono del caso dissero che nella mente di Fish era molto ben impresso il fanatismo religiosi dei familiari e delle suore dell’orfanotrofio, al punto che egli credeva davvero di essere un secondo “Abramo”, a cui Dio stesso chiese di sacrificargli suo figlio. Allo stesso modo Fish credeva che uccidere bambini significasse far piacere al Signore e che non ci fosse nulla “sbagliato” nei suoi gesti. Perchè mangiare Grace? Beh, lo scrisse lui stesso nella lettera: per curiosità forse.

Al processo la difesa di Fish tentò inutilmente di fargli avere l’infermità mentale. Fish venne ritenuto lucido e calcolatore, premeditando, pianificando ed eseguendo i suoi piani nei minimi particolari. Durante tutto il processo Fish rimase sereno ed impassibile: per lui solo Dio poteva giudicarlo ed era certo di non aver fatto nulla di male.
Nel corso del processo Fish raccontò a psicologi e psichiatri di aver ucciso almeno 100 bambini, uno per ogni quartiere in cui aveva vissuto, e di averne molestati oltre 400. Le autorità però riuscirono a imputargli solo 4 omicidi, tre già citati e quello di Emma Richardson, uccisa il 3 ottobre del 1926 all’età di 5 anni. Gli collegarono poi altri 11 sparizioni di bambini, ma non vennero mai trovati i corpi, perchè lo stesso Fish disse che ne aveva gettato i resti nella spazzatura.
Fish, fu ritenuto colpevole di 4 omicidi e un totale di 15 sparizioni. Venne condannato alla sedia elettrica e La sentenza fu eseguita il 16 gennaio 1936 nel carcere di Sing Sing.
Tra le frasi da lui pronunciate nel corso del processo una colpì in modo particolare la stampa dell’epoca:

La sedia elettrica è l’unica modalità che mi mancava per procurarmi dolore…

Albert Fish 2