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Alyssa Bustamante, ha ucciso per sapere cosa di prova

Grazie al miglior processo evolutivo l’essere umano è diventato padrone del mondo e può decidere della vita delle altre specie viventi ( e della propria). Ricerche, esperimenti e scoperte sono il motivo di questa condizione, ma cosa c’è alla base di tutto? La curiosità.
Chi più, chi meno tutti noi siamo curiosi e ogni giorno il nostro cervello è bombardato da informazioni che cerchiamo sui social o in TV o sui giornali, o anche semplicemente scambiando qualche parole con i nostri simili.
La curiosità ha permesso ad Alexander Fleming di scoprire che un fungo ( la penicillina) ha incredibili proprietà medicinali; ha ispirato Thomas Edison nel far passare la corrente elettrica attraverso un filamento (la lampadina); spinse Philo Farnsworth a testare un dispositivo di riproduzione di immagini in maniera consecutiva ( il televisore), ecc..
Ma la curiosità è sempre positiva?
Fino ad una ventina di anni fa credevo di sì perché al curiosità, se sfruttata in maniera corretta, apre le porte al futuro; poi crescendo mi sono reso conto della tendenza che sta guidando l’essere umano negli ultimi tempi: oggi si è “curiosi” di vedere cosa succede ad guidare al 200 km/h in autostrada, “curiosi” di scoprire come ci si sente dopo aver bevuto fino al coma etilico, curiosi di infrangere i tabù sessuali imposti dalla società ( e questa purtroppo è la curiosità maggiore), curiosi di infrangere le leggi e scoprire se si è “bravi” ad eludere la legge…
Ovviamente il discorso vale solo per alcuni perchè per fortuna c’è ancora gente con la testa sulle spalle, ma il degrado che sta iniziando a logorare la nostra società è secondo me l’evidenza che a volte la curiosità può essere negativa (io la chiamo “curiosità”, ma assume altri nomi ovviamente).
E qual è il peggiore dei tabù da infrangere? Probabilmente quello che assillava Alyssa Bustamante nel 2009.
Alyssa Bustamante a 15 anni sognava di uccidere qualcuno. Per lei la curiosità di scoprire che emozioni si provano nel togliere la vita a qualcuno era talmente forte da tenere un diario con sopra scritto ogni suo pensiero prima, durante e dopo ciò che avrebbe fatto il 21 ottobre del 2009, in modo da poterlo rileggere e godere nuovamente di quelle sensazioni da brivido.
Alyssa è nata il 28 gennaio del 1994 in una famiglia non proprio modello: sua madre rimase incinta da adolescente e non era il tipo da diventare una mamma premurosa; suo padre era finito in galera per omicidio quando lei era ancora piccola.
Vivevano a Cole County, Missouri, e la madre, decisamente non avvezza ad accollarsi i problemi di un figlio, una casa da mantenere e un lavoro da svolgere in maniera fissa, affondò nell’abisso della droga, alternando momenti di lucidità a stati gravemente alterati.
I nonni materni allora presero Alyssa in affido nella speranza di darle un’educazione e forgiare in lei un carattere positivo. Le amorevoli attenzioni dei nonni però non bastarono a creare una vita “normale” per Alyssa, che presto divenne un’adolescente problematica. Iniziò sin dalla tenera età a litigare con tutti i suoi coetanei, spesso finendo in infermeria o all’ospedale con ferite anche gravi; poi assunse un carattere altalenante come la madre, alternando momenti di sottomissione a sfoghi improvvisi di rabbia; per arrivare ai 12 anni a cadere in un profondo stato di depressione, al punto da auto infliggersi ferite su tutto il corpo con lame e coltelli.
Più volte arrivò vicina al suicidio e i nonni corsero ai ripari facendola seguire da uno psichiatra, che non trovò altra soluzione che somministrarle farmaci antidepressivi.
Anche se le cure la distolsero dai tentativi di suicidio, la ragazza iniziò a chiudersi in se e a rifiutarsi di andare a scuola; volle un diario sul quale scrivere i propri pensieri e ogni giorno scriveva pagine e pagine di tutto ciò che le passava per la testa.
Ad una delle pochissime amiche che frequentava iniziò a confessare il suo desiderio di sapere come ci si sente a uccidere qualcuno, ma l’amica, conoscendo il suo stato, non le diede mai molto peso. Alyssa allora iniziò a frequentare i social networks, creandosi molti account su Twitter, Facebook e Youtube sui quali apparivano frasi scioccanti che inneggiavano al dolore e alla morte.
A posteriori gli investigatori trovarono sul suo profilo Youtube un video terrificante in cui le toccava dei fili elettrici per riceverne più volte la scossa e successivamente obbligava i due fratelli più piccoli a fare lo stesso. Sul volto della ragazza c’era un sorriso soddisfatto e nella descrizione del video scisse:
« Qui è dove il video diventa interessante; i miei fratelli si fanno male! »
La vita di Alyssa divenne un’escalation di emozioni sempre più forti, fino al desiderio estremo di vedere morire qualcuno e scoprire cosa si prova ad ucciderlo.
Lo psichiatra, chiamato a testimoniare al processo, espresse il parere che Alyssa volesse uccidere i suoi fratelli e a dimostrazione vennero trovate due buche in un bosco vicino casa sua che la stessa ragazza ammise di aver scavato. L’occasione giusta però le si presentò il 21 ottobre del 2009, quando vide la vicina Elizabeth Olten, di soli 9 anni, che tornava a casa da sola dopo essere stata da un’amichetta poco lontano.
Alyssa prese da una scatola un pugnale e dello spago presi chissà dove e scese in strada a fermarla. In qualche modo la attirò lontano dalla strada e la convinse a seguirla fino all’entrata del bosco; la colpì più volte con i pugni fino a farla cadere a terra e poi la pugnalò al petto facendola stramazzare. Non contenta la strangolò e le tagliò la gola da parte a parte. In preda all’euforia di quel gesto la trascinò fino ad una delle buche che aveva scavato e dopo averla accuratamente sistemata al suo interno coprì il cadavere con rami e foglie.
Tornò a casa visibilmente eccitata e per prima cosa si chiuse in camera per scrivere sul suo diario che finalmente ha ucciso qualcuno.
I suoi pensieri, accuratamente descritti sul diario quel giorno, sono stati recuperati dagli investigatori, nonostante Alyssa abbia tentato di cancellarli con uno strato di inchiostro indelebile quando iniziarono le indagini.
« Ho appena ammazzato qualcuno! L’ho strangolata e ho tagliato la sua gola e adesso è morta. È stato stupendo!… Appena ti liberi della sensazione di “O mio Dio non posso fare questo” è davvero emozionante!… Ora sono un po’ nervosa e sto tremando! Okay, devo andare in chiesa adesso… lol ».
I genitori della piccola Elizabeth allertarono subito la polizia per il mancato rientro della bambina e diverse squadre di ricerca, aiutate da molti cittadini volontari, iniziarono la ricerca nella zona. Alyssa però era stata molto astuta nel seppellire la bambina ad una certa distanza da casa e infatti nessuno trovò le due buche.
Poi alcuni vicini misero al corrente la polizia di quella strana ragazza, Alyssa, che più volte aveva manifestato comportamenti strani, sbalzi di umore, che molte volte i fratellini ne parlavano come un mostro, che gli stessi nonni avevano difficoltà nello scusarsi per il suo comportamento…
La polizia fece visita ai nonni di Alyssa per far loro qualche domanda sui vicini e Alyssa ebbe subito una reazione sospetta: nel vedere gli agenti in casa sua iniziò a balbettare ed ebbe uno svenimento,. Non ci fu bisogno di metterle molta pressione che la ragazza confessò il suo omicidio e portò addirittura gli agenti sul luogo dove si trovava il corpo della piccola Elizabeth.
Alyssa Bustamante venne arrestata con l’accusa di omicidio di primo grado a soli 15 anni.. Il giudice stabilì che data la gravità delle sue azione dovesse essere giudicata come un adulto. Nel 2012 al processo Alyssa si dichiarò colpevole di omicidio e per la prima volta pianse in aula alla vista dei suoi nonni. Dichiarò di essere molto di spiaciuta per quello che ha fatto, ma ciò non ha commosso ne giudice ne giuria: la pena fu il carcere a vita.
In carcere ha più volte tentato di tagliarsi i polsi con le unghie e tutt’ora è sotto osservazione per evitare che si tolga la vita.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere