issei-sagawa

Issei Sagawa: Il cannibale che ha raggiunto il successo

Ebbene sì, nel mondo succede anche questo…
Matteo Gorelli, nel 2001, dopo aver ucciso un carabiniere, scrive il libro “A 20 anni tra nebbia e ossigeno”;
Amanda Knox nel 2003 si racconta nel libro “Waiting to be heard”;
Francesco Schettino, condannato a 16 anni di carcere, nel 2015 presenta il suo libro Rifarei tutto quello che ho fatto”;
Sono molte le persone giudicate colpevoli che dopo o durante la detenzione sono diventate addirittura famose per aver scritto libri, aver partecipato a talk-show o aver creato linee di vestiari. Questo però supera ogni altro: fu un assassino e un cannibale e oggi non solo è in libertà, ma è pure diventato ricco con un libro, con frequenti interviste e numerose apparizioni in TV.
Issei Sagawa nacque a Tokyo l’11 giugno 1949. Sin da bambino Issei cominciò ad essere ossessionato dal cannibalismo. Lui stesso ricorda un gioco che faceva con lo zio: quest’ultimo impersonava un mostro mangiatore di bambini che prendeva i nipoti sottobraccio e correva per la casa con l’intenzione di trovare una pentola per cucinarli.
Era un gioco innocente e divertente, ma Issei fa iniziare da questo gioco la sua ossessione per il cannibalismo. Questa orrenda pratica, non solo popolava i suoi sogni notturni, ma influenzò anche le sue letture e la sua passione per l’horror, specie se prevedeva la consumazione di carne umana.
Con l’adolescenza, l’argomento acquistò un tono di appagamento sessuale. Issei, quando incontrava una bella ragazza provava l’impulso di mangiarla.
Molto intelligente e bravo a scuola, Issei era però fisicamente debole e spesso colpito da malattie. Durante il periodo scolastico era spesso preso in giro per la sua bruttezza, per la statura bassa e per l’aspetto gracile; commenti che lo segnarono profondamente nell’animo. Già allora Issei cominciò a mostrare segni di squilibrio a tal punto che gli psichiatri lo definirono un elemento estremamente pericoloso.
Sul come mai non venne preso nessun provvedimento a suo carico, visto il parere estremamente negativo degli psichiatri, è forse da spiegarsi con la figura del padre Akira, un uomo molto ricco e potente, che sedeva al vertice della Kurita Water Industries
Nel 1980, dopo essere riuscito ad iscriversi all’Università de La Sorbonne, Issei si trasferì a Parigi per frequentare il corso di letteratura inglese.
Sin dall’inizio, nella capitale francese, su ogni ragazza che incontrava, durante gli studi o in strada, ideava piani diabolici che però rimanevano solo nella sua mente. Tuttavia il desiderio di soddisfare la sua insana ossessione crebbe ogni giorno e alla fine dalla teoria passò alla pratica. Si procurò un fucile calibro 22 e cominciò ad uscire di casa ogni sera in cerca di prostitute da adescare in luoghi isolati.
Le portava a casa, ma, al momento cruciale, “mentre utilizzavano il bidet” come ha lui stesso sottolineato, non riusciva a premere il grilletto: la paura lo paralizzava. Decine di ragazze riuscirono così a salvarsi per i suoi rimorsi di coscienza.
Nel suo corso c’era anche una ragazza olandese, Renèe Hartevelt, che catturò l’attenzione del giovane studente giapponese. Renèe era molto bella e alta: era una di quelle ragazze che Issei aveva sempre sognato di conquistare. Con la scusa della preparazione all’esame, riuscì ad invitarla a casa sua e presto capì che lei era la persona giusta su cui poter finalmente soddisfare il chiodo fisso che lo perseguitava dall’adolescenza. Al primo appuntamento il tentativo di uccidere la ragazza fallì perchè dopo aver preso il fucile dall’armadio nella cantina si accorse che era inceppato. Ma al secondo invito, mentre la ragazza era intenta a leggere una poesia tedesca, Issei Sagawa lo aveva preparato con cura e questa volta le sparò alla nuca uccidendola sul colpo.
Come ho detto lui stesso usò questo delitto per divenire quasi una star in Giappone, e non si tirò mai indietro dal rispondere alla domande curiose dei giornalisti. Egli stesso ancora oggi racconta l’orrore dei giorni immediatamente successivi al delitto. Fece sesso con il cadavere e diede libero sfogo alla sua folle ossessione: mangiò carne umana proveniente da vari parti del corpo, altri pezzi li mise in frigorifero e altri li mangiò tostati o con l’aggiunta di sale e mostarda. Un folle delirio che durò quattro giorni.
Solo il 15 ottobre cominciò a pensare a come disfarsi della carcassa della giovane olandese. Infilò i resti in due grandi valigie che poi abbandonò nel Parco Bois de Boulogne. La maldestra operazione attirò l’attenzione di molti curiosi che presto chiamarono la polizia la quale, dopo avere svelato il macabro contenuto delle valigie, non tardò a risalire al giovane giapponese che era stato visto abbandonarle. Dopo l’arresto, Issei, che ammise subito le sue responsabilità, venne rinchiuso in un istituto psichiatrico a Villajuif.
I medici francesi, dopo aver accertato la sua insanità mentale, lo dichiararono incapace di poter affrontare un processo. Sorse un problema: il costo per le cure, per il resto della vita di Issei, era ritenuto troppo elevato per il sistema giudiziario francese. Questo indusse le autorità a decidere per la sua estradizione in Giappone. Probabilmente il ricco ed influente padre di Issei non fu del tutto estraneo a questo paradossale comportamento delle autorità francesi.
I colpi di scena però non terminarono qui. In Giappone venne ricoverato nell’ospedale Matsuzawa di Tokyo dove fu riconosciuto sano e perfettamente in grado di sostenere un processo. Le autorità nipponiche cercarono quindi di imbastire un processo con l’accusa di omicidio della studentessa olandese. Chiesero a Parigi l’invio della documentazione relativa al caso, ma, misterisamente, dalla Francia non arrivò niente: per i francesi sarebbe stato un grosso smacco se Issei fosse stato processato e condannato dopo che loro l’avevano ritenuto inadatto a subire un processo.
Il 12 agosto 1986, nell’impossibilità di processarlo pur ritenutolo sano di mente, a Issei Sagawa venne restituita la libertà. Un cannibale, reo confesso di uno dei crimini più orrendi che la società umana possa concepire, era ora un uomo libero.
La morbosa curiosità del pubblico e dei mass-media era molto alta e Issei seppe approfittarne: in poco tempo divenne una celebrità in Giappone. Un anno dopo aver riacquistato la libertà, scrisse un libro, “In the Fog“, in cui descrisse minuziosamente la sua storia, compresi i terribili giorni dell’omicidio della povera studentessa olandese. Il libro vendette 200.000 copie e venne accolto positivamente dai critici. Issei Sagawa non si negò mai ad interviste, ospitate in tv, richieste di vario genere: ogni volta, col sorriso stampato in volto, era più che disponibile a raccontare la sua vicenda e il suo atto di cannibalismo che lui ritenne ancora oggi una cosa normalissima.
Venne spesso chiamato, da varie testate a commentare fatti di cronaca nera, scrisse vari libri e, ironia della sorte, , ricoprì addirittura il ruolo di critico gastronomico. Divenne anche pittore, specializzato in nudi femminili.
Nel 1983 addirittura i Rolling Stones gli dedicarono una canzone: “To Much Blood”.
Oggi Issei Sagawa è un signore benestante, gentile e cordiale, che non disdegna di discutere del suo crimine nei vari talk show a cui viene invitato.