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La casa degli orrori di Tisakurt

Nella cittadina di Tisakurt, in Ungheria, oggi giacciono le macerie di un’antica locanda che molti della zona hanno rinominato “la casa degli orrori”.
Nel 1919 Lazio Kronberg e la moglie Susi spesero ogni avere per acquistare la locanda nel tentativo di fare fortuna dopo la Grande Guerra. Ma sin dall’inizio della loro attività le cose non andarono bene e presto, tra furti da parte di gente affamata, pasti gratis ai soldati che li minacciavano di morte e fughe dalla zona degli abitanti che migravano in cerca di luoghi più sicuri, rasentarono la disgrazia ed arrivarono ad avere appena di che sfamarsi.
A questa si aggiunsero anche altre disgrazie: la loro unica figlia era fuggita a Budapest, dove si diceva fosse finita in un giro di prostituzione; anche il figlio maggiore Nicholas scappò all’età di 9 anni senza far ritorno a casa, dopo che Lazio l’aveva frustato per una bocciatura. Gli altri due figli invece morirono in guerra.
La coppia cadde nella disperazione. Bisogna ricordare che fino a non molti anni fa anche in Italia i figli erano una fonte di guadagni, perchè il loro lavoro poteva procurare il denaro a sfamare l’intera famiglia.
Oramai rimasti soli i due giunsero a una sinistra soluzione alla loro povertà: uccidere e derubare i pochi clienti che potevano pagarsi una camera.
Gli omicidi vennero scrupolosamente pensati e preparati: Lazio scavò nel bosco alle spalle dalle locanda un fossato profondo poco meno di due metri, lo riempì di calce viva, pronto a rispondere a chi glielo chiedesse che stava progettando di costruire una rimessa. Susi acquistò alla drogheria del paese un sacchettino marrone di cristalli di stricnina, ufficialmente per avvelenare i lupi (fu questa le versione che diede alle autorità quando il negoziante le avvisò dell’acquisto di un quantitativo eccessivo della sostanza) .
Tra il 1919 e il 1921 dieci persone esalarono l’ultimo respiro nella locanda dei Kronberg. La morte avveniva di notte, lontano da occhi indiscreti, dopo che la cena era stata innaffiata da buon vino, seguito da una bottiglia di un’annata “specialissima” (corretta con un po’ di stricnina). Via via che il bottino aumentava la coppia divenne più prudente, anche perchè, pur essendo una locanda piuttosto insolita, c’era sempre qualche vicino curioso che andava a farsi un giro da quelle parti nei boschi. Decisero quindi di adescare l’ultima vittima, derubarla e quindi chiudere la fossa di calce viva.
L’occasione arrivò il 14 agosto del 1922. Si trattava di un trentacinquenne grasso e gioviale, che portava con se una borsa così pesante da contenere certamente interessanti oggetti di valore. Era un venditore affermato alla ricerca di un buon appezzamento su cui investire i propri soldi e diceva di badare poco alle spese.
Quando Susi preparò la cena e Lazio la servì in tavola l’ospite però insistette affinchè anche loro si accomodassero con lui. Era un uomo eccentrico e molto strano e chiese loro di chiamarlo Fortunato, come avrebbe voluto la madre alla sua nascita. L’uomo si rese talmente divertente nei racconti dei propri viaggi e degli aneddoti che i Kronberg ebbero qualche dubbio sull’ucciderlo.
Ma per dare un taglio al passato e terminare il loro piano quell’uomo doveva morire così alla fine Susi mise in tavola la bottiglia di vino speciale. Il loro corpulento ospite esalò l’ultimo respiro appena vuotato il bicchiere, tra le convulsioni e con la tipica smorfia di avvelenamento da stricnina.
Nella stanza di Fortunato i due rovistarono nella valigia e si accorsero immediatamente di aver avuto ragione. Nella borsa c’era una fortuna in monete e oggetti d’oro.
Lazio frugò nelle tasche del cadavere e notò qualcos’altro: una vecchia foto che lo ritraeva insieme a Susi. I due locandieri si guardarono negli occhi, pietrificati dall’orrore e dal dolore. Avevano appena ucciso il figlio scomparso da tempo. Lasciarono l’oro dov’era e ritornarono nella sala da pranzo, dove Nicholas giaceva abbandonato sul tavolo. Scrissero una breve confessione, quindi si sedettero a tavola con lui. Tre giorni dopo gli abitanti di Tisakurt li trovarono morti, avvelenati dalla stricnina.
Negli anni seguenti ben pochi si avventurarono in quella casa. Chi aveva il coraggio di trascorrervi due o tre notti con la prospettiva di acquistarla veniva sempre terrorizzato dalla stessa lugubre apparizione: seduti a tavola tredici individui con abiti degli anni ’20 con una smorfia oscena disegnata sul volto.
Un’altra guerra mondiale iniziò e la casa cadde in rovina e fu riconquistata dal bosco che l’avvolse nella vegetazione.
Il 23 settembre del 1980 un piromane, che rimase ignoto, appiccò un incendio al bosco e la vecchia locanda, che aveva molte parti in legno, fu ridotta in cenere e crollò su se stessa. Nessuno tentò di cercare il colpevole, perchè tra il tanto male che aveva causato l’incendio, in realtà aveva compiuto anche un gesto positivo: Tisakurt si era finalmente liberata della casa degli orrori.