Goldenrod soldier beetle: il coleottero zombie

Come spesso scrivo, spesso nei film horror ci si ispira a fatti reali o a eventi naturali, ovviamente amplificando le scene più cruente e sanguinose. Negli ultimi anni vanno di moda le creature ultraterrene, i vampiri e gli zombie: film, serie TV e videogiochi stanno sfruttando questo cult per sommergerci di nuove storie fino a quando il nostro interesse non si sposterà altrove (un esempio sono i vampiri che dopo anni stanno lentamente passando in secondo piano).
Se ci concentriamo sugli zombie possiamo notare che, sebbene l’idea fosse venuta a George A. Romero nel 1968 con il film “La notte dei morti viventi”, ancora oggi la creatura ha le stesse caratteristiche: si tratta di un essere umano morto e tornato in vita per l’effetto di un virus (qualche volta grazie alla magia, ma è più raro) e che contamina altre persone mordendole e quindi trasferendo il patogeno. Beh, Romero, per quanto abbia sviluppato il mostro in maniera brillante, non ha inventato nulla perché qualcosa di molto simile accade spesso in natura.
Tempo fa scrissi di un fungo che con le sue spore infettava le formiche della foresta equatoriale per farle impazzire e riprodursi al loro interno fino a ucciderle trasformandole in incubatrici viventi; questo caso non è molto diverso, se non per il fatto che l’agente patogeno è molto più subdolo e sta preoccupando gli studiosi perché potrebbe perfino contaminare l’essere umano.
La scoperta è stata fatta da un team di ricercatori dell’Università di Arkansas e dell’Università di Cornell che ha notato il proliferare di una malattia che uccide i coleotteri dell’Arkansas e che si sta lentamente adattando per infettare anche animali selvatici di grandi dimensioni.
La vittima si chiama “Chauliognathus pensylvanicus”, conosciuto anche come “goldenrod soldier beetle” (coleottero dorato soldato): questo insetto non è deleterio né per l’uomo né per le colture e si nutre del nettare dei fiori di campo; il fatto è che su questi fiori in Arkansas e Pennsylvania si sta da anni sviluppando un fungo chiamato “Eryniopsis lampyridarum”, che al contrario è molto aggressivo e per riprodursi usa proprio questi coleotteri.
Don Steinkraus, professore di entomologia dell’Università di Arkansas System Division of Agriculture e capo del team di studio, ha fornito dei dati davvero allarmanti sullo studio di 446 coleotteri (281 femmine, 165 maschi), che sono stati riportati sulla rivista Journal of Invertebrate Pathology.
Dalle osservazioni fatte sul coleottero dorato soldato e dagli esperimenti condotti nel loro laboratorio è risultato un adattamento rapido e anomalo del fungo, che ha ottimizzato il metodo di riproduzione: l’Eryniopsis lampyridarum è un entomopatogeno che altera il comportamento del suo ospite (in questo caso i coleotteri soldati dorati) e si nasconde nel polline di solidago, una pianta molto comune negli USA.
Oltre a nutrirsi del polline del fiore, i coleotteri usano i fiori per accoppiarsi e proprio questo comportamento permette al fungo di raggiungere i suoi scopi: infetta il coleottero e dopo due settimane circa di incubazione ne prende letteralmente il controllo, facendogli compiere azioni che normalmente non farebbe. Il povero insetto sale sul fiore per stabilirsi definitivamente e una volta raggiunta la cima blocca le mandibole intorno al fiore in modo da rimanere ancorato ad esso. Il fungo in questa posizione lo paralizza e lo condanna ad una morte atroce, ma da questo momento inizia una serie di eventi che lasciano perfino il dubbio che il patogeno sia una specie pensante.
Una volta che il coleottero muore, il fungo lo fa oscillare sul fiore dando al fungo l’opportunità di far fuoriuscire le spore per infettare i coleotteri vicini o farle trasportare dal vento altrove; ma oltre a questo il fungo sembra “aver intuito” l’utilità delle femmine del coleottero, che fa morire in una maniera davvero terribile. Mentre per i maschi il fungo si limita a farli diventare carcasse, le femmine hanno assunto lo pseudonimo di “zombeetles” (in realtà il nome è usato per altro e non può essere certificato) perché circa 22 ore dopo la “zombificazione” che le blocca al fiore i cadaveri vengono obbligati a flettere le ali (solitamente accade prima dell’alba e tutte le femmine zombie lo fanno nello stesso momento), ponendosi in posa per l’accoppiamento. In questo modo il fungo nell’addome dell’insetto attira i maschi del coleottero che si avvinghiano alle femmine, a loro volta infettandosi con le spore e continuando il suo ciclo vitale.
La scena delle ali che si dispiegano ha impressionato gli studiosi e lo stesso Don Steinkraus ha commentato:

«È come se tu stessi seduto in un obitorio alle prime ore prima dell’alba e improvvisamente tutti i corpi si alzassero.»

I coleotteri dorati soldati sono nativi in ​​Nord America, vivono in prati e campi e sopravvivono mangiando fiori, ma il fungo parassita al contrario si è evoluto velocemente per diffondere meglio le sue spore e può contagiare anche altri invertebrati aumentando così la pericolosità. I ricercatori temono quindi un’epidemia su vasta scala e che questa possa trasferirsi prima su piccoli mammiferi e poi via via su tutti gli animali selvatici. Ovviamente è ancora un’ipotesi fantascientifica, ma se questo fungo davvero si adatta così velocemente e riesce a usare le proprie vittime come marionette presto potremmo dover avere a che fare con una malattia che trasforma in zombie anche gli esseri umani.
È curioso come le cure ai nostri mali siano nate dai funghi (la famosa pennicilina alla base della medicina moderna) e come un fungo possa minacciare la nostra vita.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere