La rana del legno, l’anfibio che si iberna

Recentemente è tornato a far notizia un vecchio video caricato in rete nel quale si vede un pesce congelato che, dopo essere stato rimesso in acqua, torna “magicamente” alla vita, riprendendo apparentemente tutte le sue funzioni vitali.
Pur destando i sospetti di molti perché caricato su diversi siti di intrattenimento e non scientifici, chi lo ha controllato in modo più accurato è del’opinione che sia genuino e che non vi sia manipolazione delle immagini e che in effetti quel pesce abbia riacquistato la vita nonostante fosse congelato.
C’è un trucco? Sì, ma è spiegabile scientificamente.
Il pesce in questione è un esemplare che vive in mari caldi e venduto nei supermercati e non un pesce dell’Artico o Antartico ( riprendo il discorso verso la fine dell’articolo), quindi non possiede caratteristiche particolari da permettergli di vivere a basse temperature; tuttavia è molto probabile che prima del video fosse vivo in una bacinella e che si stato messo in un abbattitore il tempo necessario a far gelare lo strato superficiale.
Si parla quindi di pochi istanti a parecchi gradi sotto zero, il che non causerebbe la morte, ma solo un blocco delle attività che il pesce ha ripreso lentamente quando è stato immerso nuovamente nell’acqua. Ciò che è molto probabile è che prima l’inserimento nell’abbattitore e poi nuovamente un’immersione in acqua abbia causato due grandi sbalzi termici devastanti sul suo corpo ed è altrettanto probabile che non sia sopravvissuto più di qualche minuto.
Un piccolo trucco per creare un video di sorprendente effetto quindi. Ma la natura è ancora più sorprendente e in effetti esistono creature in grado di sopravvivere a temperature sotto zero anche per mesi. Tra di esse ce n’è una che sembrerebbe la più improbabile, ma anche la più specializzata.
Il suo nome scientifico è “Lithobates sylvaticus”, ma è anche conosciuta come “rana sylvatica” o “rana del legno”.
Vive soprattutto in Canada e Alaska, dove con l’arrivo dell’inverno le temperature calano drasticamente rendendo praticamente impossibile la vita normale a gran parte delle creature che abitano a quelle latitudini.
Per eludere la morte questa rana trascorre gran parte della sua vita in uno stato di “quasi congelamento” per superare al meglio l’inverno. La rana del legno ha infatti sviluppato la capacità di interrompere il proprio ciclo vitale all’approssimarsi dell’inverno, per poi all’arrivo della primavera e ovviare anche al problema della scarsità cibo.
Ma come riesce a sopravvivere in queste condizioni per mesi?
Quando la temperatura si fa troppo bassa per il suo standard di vita normale, il suo corpo reagisce liberando una sorta di antigelo in tutto il sistema circolatorio; ciò è possibile trasformando il glicoceno del fegato, una sostanza di riserva appositamente accumulata dal corpo dell’anfibio nei mesi più caldi. In questo modo lo zucchero fa da antigelo vero e proprio e la rana non gela nemmeno a temperature intorno allo zero. Ma non basta: questa rana è specializzata anche per affrontare temperature ben più basse (può sopportare fino a -8 °C senza subire danni) e se la temperatura si abbassa sotto lo zero essa può letteralmente ibernarsi diventando dura come legno ( da cui l’appellativo).
Durante il rigido inverno la rana del legno azzera i parametri vitali: nessuna respirazione, niente battito cardiaco né circolazione, totale mancanza di attività cerebrale. Con il sopraggiungere dalla primavera e il conseguente innalzamento della temperatura nel corpo avviene il processo di scongelamento e le normali attività fisiologiche riprendono nel giro di qualche ora.
Questo anfibio negli ultimi anni è oggetto di studi di molti biologi che cercano di carpirne i segreti per ricrearne in futuro l’effetto anche nell’uomo in previsione di viaggi spaziali o nell’attesa che qualcuno scopra la cura per una malattia mortale o l’elisir di immortalità.
La rana del legno è la specie più conosciuta a ibernarsi quando le temperature scendono, ma molti altri animali hanno escogitato trucchi simili per non morire a causa delle base temperature: alcune specie di insetti sviluppano anticongelanti naturali, come glicerolo o sorbitolo che consentono di abbassare il punto di congelamento dei fluidi corporei e resistere al di sotto dello zero. I pesci-ghiaccio dell’Antartide della famiglia Channichthyidae invece producono proteine antigelo che si legano ai microcristalli di ghiaccio in formazione impedendo danni alle cellule.
La natura cela ancora moltissimi segreti, alcuni dei quali potrebbero aiutarci a diventare creature migliori e soprattutto permetterci di rimediare a gravi torti che commettiamo ogni giorno nei suoi confronti.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere