Madidi National Park: paradiso e inferno al tempo stesso

L’uomo nell’ultimo secolo ha esplorato praticamente tutto il globo, almeno per quanto riguarda le terre emerse. Oggi non esistono più zona bianche sulle mappe e possiamo dire che ci siamo addentrati in ogni foresta, abbiamo navigato ogni fiume e abbiamo esplorato ogni ghiacciaio e deserto del mondo.
Purtroppo l’uomo, inteso come genere umano, non ha molto rispetto della natura e tende a personalizzare e adattare ogni luogo in modo che il suo passaggio sia più semplice possibile. Di conseguenza esistono ancora pochi luoghi incontaminati, ma quei pochi la natura sembra volerli proteggere ad ogni costo. Uno dei luoghi più pericolosi della Terra è appunto un luogo ancora in parte sconosciuto, sebbene negli ultimi anni gli esseri umano abbiamo già più volte tentato di distruggerlo con esplorazioni e turismo; oggi si cerca di proteggerlo e per farlo è stato dichiarato area protetta. Si tratta del parco nazionale Madidi e si trova in Bolivia tra le province di Franz Tamayo, Abel Iturralde e Bautista Saavedra, nel dipartimento di La Paz.
Nel 2012 il Madidi National Park è stato dichiarato il luogo con la maggiore biodiversità sull’intera faccia della Terra e uno degli ultimi luoghi sulla Terra che rimane ancora incontaminato dalla civiltà umana. Nel parco sono presenti 1.254 diverse specie di uccelli, 272 specie di mammiferi, 496 specie di pesci, 213 specie di anfibi e oltre 120.000 specie di invertebrati: a prima vista sembra un paradiso terrestre, ma chi ha avuto di visitarlo almeno una volta sa che è esattamente il contrario.
Molti biologi, botanici e scienziati ogni anno cercano di studiare l’ambiente e le specie che vi abitano, ma sono meno del 5 % a voler ripetere l’esperienza una seconda volta:
quasi tutto ciò che vive nel parco è velenoso e molte specie sono addirittura letali; le piante e gli insetti hanno la capacità di paralizzare e perfino uccidere gli esseri umani perché gran parte di loro dispongono di veleni ancora poco studiati e dagli effetti molto rapidi; tra i rettili presenti ci sono serpenti velenosissimi e i caimani neri che pattugliano le sponde dei corsi d’acqua; perfino le rane arboricole sono mortali e basta solo sfiorarle da assorbire tramite la pelle veleni emotossici devastanti. Ancora oggi, nonostante le guide siano esperte e preparate, non viene data alcuna garanzia di sicurezza all’interno di questo santuario protetto da Madre Natura.
Se anche solo il contatto con una delle piante o degli animali che crescono in questo parco può causare grave prurito, eruzioni cutanee e vertigini, non va meglio se ci si fa male da soli: qualsiasi taglio, o anche una piccola ferita, possono essere infettati dai parassiti tropicali che scatenano malattie da cui è difficile riprendersi e che provocano danni a organi interni spesso irreversibili.
Un esempio di cosa può capitare a chi sfida il Madidi National Park è ben descritto dai diari di Joel Sartore, un fotografo naturalista che ha trascorso un mese nel parco nel tentativo di catturare qualche foto di animali ancora sconosciuti.
Sin dalla prima notte di permanenza una donna del suo staff dovette estrarre dalla sua carne larve di mosca della sabbia; alla fine della prima settimana due colleghi dovettero rinunciare ad addentrarsi oltre nella foresta per aver semplicemente urtato delle foglie urticanti che hanno scatenato un bruciore irresistibile e un’eruzione cutanea che hanno richiesto il ricovero in ospedale.
Un altro collega, di un altro gruppo di studiosi, sviluppò gli stessi sintomi solo per essere entrato in contatto con una falena e una delle guide pochi giorni dopo venne incornata da un maiale selvatico che l’ha costretta a tornare al campo base.
Alcuni giorni più tardi un uomo venne trovato nella sua tenda in agonia e con la febbre altissima: alcuni vermi parassiti lo stavano letteralmente mangiando vivo e si stavano facendo largo attraverso il suo stomaco. Diversi turisti che incontrarono nella foresta, tra cui bambino di nove mesi, erano stati infettati da un fungo parassita e molti altri avevano sotto larve di mosca “Boros” che scavavano buchi nella carne.
Lo stesso Sartore fu vittima dell’infernale parco: poche settimane dopo aver lasciato la foresta pluviale gli venne diagnosticata la leishmaniosi, una malattia dovuta ad un parassita mangia-carne che ha contratto da un morso di uno dei molti insetti del parco.
Se il parco nazionale Madidi è ancora immune dall’inquinamento dell’uomo è perché Madre Natura vuole proteggerlo ad ogni costo e sarebbe saggio che per una volta si reprimesse la curiosità di esplorarlo fino in fondo. Bellissimi paesaggi, panorami da sogno, ma anche luoghi infernali che possono far pagare a caro prezzo la poca responsabilità di chi ama l’estremo.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere