6. “La consistenza della carne era dolce, deliziosa e tenera proprio come piace a me”
Omaima era una donna egiziana che si trasferì negli Stati Uniti per fare la modella. Nel 1991 incontrò un 56enne che sposò 2 mesi dopo. Non fu un matrimonio felice e 3 settimane dopo le nozze lo uccise. Cercando di disfarsi delle prove, la donna smembrò il corpo e ne cucinò le mani e la testa. Poi decise di cucinarne le costole con salsa BBQ proprio “come al ristorante”, confessò allo psichiatra. È il medico che rivela quanto la donna fosse estasiata dalla consistenza della carne che descriveva come dolce, deliziosa e tenera. Quando la polizia la condannò anche per un secondo omicidio, Omaima si dichiarò non colpevole di cannibalismo almeno verso il corpo del marito: affermando che per quel crimine era stata rilasciata sulla parola e la libertà condizionale di solito non è concessa ai cannibali.

5. “I macellai mi hanno ispirato: la carna umana mi ricordava il sapore del filetto”
Il cannibale di Milwaukee ha adoperato sempre lo stesso sistema per catturare le sue vittime. Tra il 1978 e il 1991 invitava persone a casa, le drogava e poi le uccideva. Jeffrey D. trasformò il suo appartamento intero in un autentico mattatoio. Solo quando uno dei 17 uomini che aveva ucciso riuscì a fuggirne, la polizia riuscì a ispezionarlo: gli agenti hanno ritrovato corpi sciolti nell’acido, teste sotto spirito, pelli appese ai muri. Jeffrey ha raccontato di come faceva a pezzi i corpi partendo dalle braccia fino alle cosce. A volte si spingeva fin dentro gli organi in cerca dei muscoli per tagliuzzare il tutto in piccoli bocconcini da cuocere in padella. Si ispirava sempre ad un macellaio perché il sapore della carne umana gli ricordava quello del filetto, la parte più tenera del manzo.