OafUXklNonostante il nutrimento di membri della propria specie è considerato in natura come uno dei crimini più feroci, il cannibalismo è praticato anche ai giorni nostri. Una delle principali domande da porsi è: cosa spinge a voler mangiare un’altra persona?Ecco cosa pensano i cannibali.

10. “Un sapore che non nessun palato ordinario distinguerebbe dal vitello”
Nessuno conosce William S. giornalista del prestigioso New York Times. I più conosceranno certamente il William S. autore di un libro pubblicato nel 1931 in cui racconta la sua esperienza assieme ad una tribù africana, nota per mangiare i resti dei membri che passavano all’aldilà. Colto dalla curiosità di assaggiare carne umana, lo scrittore decise di passare del tempo con i Guere dell’ovest dell’Africa. Nell’opera la descrive come una buona pietanza dal sapore di vitello, né troppo giovane né troppo adulto, “un sapore mai assaggiato prima, abbastanza buono che nessun palato ordinario potrebbe distinguerlo dal vitello”.

9. “Quello che posso dire è che io amo la carne ben cotta”
Tobias S. era un artista statunitense che nel 1955 vinse una borsa di studio per studiare in Perù. Durante il viaggio sentì parlare di una tribù chiamata Harakmbut che viveva nella giungla e decise di andare a cercarla. Fu accolto benissimo dagli indigeni tanto che pensò di rimanere con loro tutta la vita. Decisione che prestò cambiò: un giorno fu invitato a quella che pensava fosse una caccia ma si trattò dell’invasione del villaggio vicino. Gli Harakmbut catturarono sei prigionieri che uccisero ed arrostirono mentre ballavano attorno al fuoco. L’uomo era terrorizzato e si sentì costretto a partecipare alle danze e al banchetto. Quella stessa notte fuggì dal loro accampamento. L’artista non ama parlare di quell’episodio per non esser considerato un cannibale. Tutto ciò che ricorda è della carne semi cruda dal sapore simile al maiale che ha menzionato in un libro di memorie diventato un best seller.